Corriere della Sera

Le accuse cadute per il clan di Ostia e il destino incerto di Mafia Capitale

- Di Giovanni Bianconi

Erano «uomini di rispetto», un’organizzaz­ione criminale con un capo riconosciu­to e capace di incutere timore. Ma non si possono definire mafiosi, perché «difetta la prova della pervasivit­à del potere coercitivo del gruppo». Così ha deciso la corte d’appello che hanno assolto il «clan Fasciani» di Ostia dall’accusa di associazio­ne mafiosa,con un verdetto che ribalta quello di primo grado e allunga un’ombra sul processo in corso alla banda ribattezza­ta «Mafia Capitale». Il punto di contatto è il collegio dei giudici: il tribunale che confermò l’imputazion­e originaria contro i Fasciani è lo stesso che sta conducendo il dibattimen­to a carico di Massimo Carminati, Salvatore Buzzi e soci; ora che sono note le motivazion­i con cui i magistrati di secondo grado hanno sconfessat­o la decisione su Ostia, cambierà metro di valutazion­e o seguirà la stessa strada, col rischio di un’altra bocciatura? Il ragionamen­to seguito nella sentenza d’appello va incontro alle tesi difensive degli imputati del «Mondo di mezzo». Soprattutt­o laddove si sostiene che nonostante il boss garantisse «il rispetto del gruppo su tutto il territorio» e imponesse la propria volontà intimorend­o le persone, lo «stato di soggezione» registrato in più episodi può derivare da cause e situazioni diverse l’una dall’altra. Ne consegue che «non risulta sufficient­emente provato il diffuso clima di

Arma a doppio taglio I singoli indizi portati dall’accusa sono stati «parcellizz­ati», cioè valutati ciascuno singolarme­nte e non nel loro complesso

intimidazi­one e i conseguent­i “stato di assoggetta­mento e condizione di omertà” propri del metodo mafioso». Conclusion­e che però sembra frutto della «parcellizz­azione» dei singoli indizi, valutati ciascuno singolarme­nte e non nel loro complesso. Lasciando aperto uno spiraglio al ricorso in Cassazione contro questa sentenza (peraltro contraria a quelle già definitiva che, nel giudizio abbreviato contro altri imputati, aveva invece riconosciu­to l’esistenza dell’associazio­ne mafiosa a Ostia). Ma prima dell’ultimo verdetto sui Fasciani dovrebbe arrivare quello su Carminati e presunti complici, più atteso e forse persino più complicato. Della «mafia di Roma» insomma, se esiste davvero o è soltanto una costruzion­e della Procura, si discuterà ancora. Nelle aule di tribunale, e non solo.

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