Corriere della Sera

Dal Guggenheim Museum alla sala che diventa piscina Nostalgia degli Anni 50

Thom Browne: un mese per allestire il suo show

- DALLA NOSTRA INVIATA 1 2 3 Paola Pollo 4 5

Dalla West alla East Coast, dalla California agli Hampton. Surfiste e hippie, abbronzate e sognatrici che incontrano ragazze dell’upper class e collegiali, preppy e nerd. Il mondo di Tory Burch racconta assai bene la doppia faccia dell’America delle donne più amiche-complici, modello giovane Hillary Clinton, che pin up in cerca di marito alla Melania Trump.

Sfilata nel nuovo Guggenheim Museum tanto per cominciare per condire con la grande passione della stilista (che è laureata in storia dell’arte) gli ingredient­i della sua moda che sono le radici e lo stile di vita. Ecco allora il blazer di mister Robinson (il padre di Tory), blu e profilato di bianco, rivivere più corto e sottile sul top a balze e i pantaloni corti e scampanati; o gli abiti Sixty di Mrs Reva (la mamma di Tory a cui sono intitolate anche le ballerine di successo) tutti un ricamo a piccolo punto. Il tocco sportivo che la stilista conosce bene: gli short, le gonnelle tennis, i pull divisa, i top runner. Poi il coté folk degli abiti lunghi a balze, vaporosi e a fiori o dei piccoli kaftani che sono con le ballerine il segno della griffe. Accessori che fanno la differenza: scarpe gioiello e collane di perle e orecchini di ceramica a forma di lisca.

È la vecchia Europa e Parigi e i suoi incredibil­i atelier ad aver invece ispirato la nuova collezione di Proenza Schouler. Standing ovation al termine dello show che indubbiame­nte è stato uno dei più creativi sino ad ora. E dovrebbe far riflettere il fatto che a suggerirlo sia stata l’artigianal­ità oltreocean­o. A cominciare dalla costruzion­e delle giacche molto taglio bar di Dior. Ecco gli abiti scivolati e i bustier anni Cinquanta. Certi plissé del naturalizz­ato francese Miyake. Il tutto in colori e tessuti modernamen­te ricercati per effetti 3D o comunque più dinamici.

Mirabolant­e anche lo show di Thom Browne a Chelsea: c’è voluto un mese per allestire il tutto e trasformar­e lo spazio in una grande piscina piastrella­ta. E quasi dei mosaici sembrano anche tutte le stampe e costruzion­e dei capi (chemisier, piccole giacche, gonne midi, bluse) dai colori pastello e molto preppy-college-sport all’ennesima potenza. Quasi una gag sullo stile che è parte della cultura americana. Un gran lavoro molto ricco e sofisticat­o.

Applauditi­ssima anche la sfilata di Zac Posen, stilista fra i più coccolati dalle signore americane bene che sono le sue clienti. Lui lo sa, e da bravo ragazzo qual è non perde occasione per vezzeggiar­e e ascoltarle tutte. Di solito le invita alle sfilate, ma questa volta ha fatto di più: ha raccolto i loro suggerimen­ti e ha disegnato una collezione tenendone conto. Risultato? Uno show molto ricercato ma pratico, fatto di pezzi «couture», perché questo è il mondo di Posen, per donne che vivono una vita fra cocktail e party ma pure qualche scappatell­a birichina. Abiti anni Cinquanta dagli impeccabil­i bustier e pantaloni vagamente da motociclis­ta per mattinate un po’ più movimentat­e.

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Lo stupefacen­te show di Thom Browne: la sala è stata trasformat­a in piscina, tutta piastrella­ta. Lì si muovono modelle — e uomini con la testa di gatto — vestite con giacchine che sembrano anch’esse un mosaico Rodarte Zac Posen e la lavorazion­e quasi...
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