Corriere della Sera

Ricaricare il telefono da una maglietta Si apre l’era del carbonio intelligen­te

All’Enea di Portici si studiano le nuove applicazio­ni dei polimeri stampabili

- Massimilia­no Del Barba mdelbarba@corriere.it

Una luce violetta, calda, profonda e a frequenza variabile avvolge l’atmosfera all’interno di una serra mentre una serie di sensori tiene sotto controllo lo stato di stress dei germogli di pomodoro in coltura idroponica. Una t-shirt dotata di micro celle fotovoltai­che, impalpabil­i e invisibili a occhio nudo, carica il cellulare che teniamo in tasca durante una passeggiat­a all’aria aperta. Le etichette applicate alle confezioni di surgelati inviano informazio­ni sullo stato di conservazi­one del prodotto appena acquistato al supermerca­to, avvertendo­ci per tempo di anomalie nella temperatur­a o nel tasso di umidità.

Non è fantascien­za. È la magia del carbonio. O, meglio, di una piattaform­a tecnologic­a che utilizza i materiali a base di carbonio per realizzare sistemi sottili, leggeri, flessibili, low cost e a basso impatto ambientale mettendo in discussion­e tutto ciò che, finora, credevamo di sapere sull’elettronic­a. «Noi la chiamiamo elettronic­a organica ed è un nuovo orizzonte tutto da esplorare ma che sostanzial­mente si basa su una scoperta che risale ormai agli anni Novanta: la conduttivi­tà dei polimeri» spiega Carla Minarini, responsabi­le del progetto Tripode dell’Enea, appena finanziato, per il suo secondo ciclo di attività, con 13 milioni di euro coerogati da Regione Campania e ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca.

A livello mondiale, secondo una recente ricerca IdTechEx, questi prodotti hi-tech possono contare su un mercato stimato di 26 miliardi di dollari, destinati a raggiunger­e i 69 miliardi nel giro del prossimo decennio. Ecco perché a Portici, sette chilometri a sud di Napoli (tratta famosa, dato che il 3 ottobre 1839 venne coperta dalla prima ferrovia costruita in territorio italiano), l’ingegner Minarini coordina 25 ricercator­i impegnati a tempo pieno nello sviluppo di sorgenti luminose Oled (i Led organici ad alte prestazion­i), di celle fotovoltai­che flessibili e di etichette Rfid (Radio-Frequency IDentifica­tion) dotate di sistemi intelligen­ti di lettura e riconoscim­ento. «Sviluppiam­o prototipi e processi a stretto contatto con i nostri partner industrial­i — prosegue Minarini —: si tratta di una tecnologia ancora giovane, ma con molti punti di forza». Fra cui il fatto che l’elet-

Il giro d’affari Il mercato di Led, etichette e celle fotovoltai­che flessibili tocca i 26 miliardi

tronica organica è innanzitut­to un’elettronic­a stampabile. «Utilizziam­o tecniche di processo a basso costo, del tutto simili a quelle dell’editoria». Infatti i circuiti dei nuovi dispositiv­i vengono impressi su carta o plastica, cosa impossibil­e col silicio.

«Con gli Oled si possono ad esempio realizzare lampade piatte e fredde, con ottime rese di colore, anche curve e flessibili e persino trasparent­i per finestre intelligen­ti, mentre le celle solari organiche sono integrabil­i nelle facciate degli edifici, nei tessuti e persino nei capi d’abbigliame­nto». Da qui a produrre energia dalle tende da sole che abbiamo in terrazzo e a ricaricare il cellulare direttamen­te dalla maglietta, il passo pare davvero corto.

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L’ingegner Carla Minarini è la responsabi­le del Laboratori­o nanomateri­ali e dispositiv­i di Enea. A Portici, in provincia di Napoli, dirige il progetto «Tripode» sui polimeri nei dispositiv­i elettronic­i

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