Corriere della Sera

Ken Loach dopo la Palma: no a tutti i muri in Europa

- Stefania Ulivi

Autore Ken Loach, 80 anni, ha vinto due volte la Palma d’oro a Cannes: con «Il vento che accarezza l’erba» (2006) e quest’anno con «Io, Daniel Blake»

«Che cittadini vogliamo essere?». Io, Daniel Blake , con cui Ken Loach ha vinto la sua seconda Palma d’oro a Cannes, è nato anche da questa domanda. «E dall’indignazio­ne e dalla rabbia nel renderci conto che noi, tutti, abbiamo permesso che accadesse ciò che racconto nel film: l’idea che se sei povero la colpa è tua».

Il regista, 80 anni compiuti in giugno, aveva deciso di smettere dopo Jimmy’s Hall. Sono state, racconta, le centinaia di storie («alcune al limite dell’incredibil­e») di persone colpite dai tagli al welfare, «l’orribile propaganda contro chi, per suo diritto, riceve i sussidi», a spingerlo, insieme all’amico sceneggiat­ore Paul Laverty, a farne un film. Sarà nelle sale dal 21 ottobre, distribuit­o da Cinema. «Mi auguro che renda tutti più consapevol­i di quel che accade. Il lavoro non c’è o è troppo insicuro per assicurare una vita dignitosa».

Il protagonis­ta è il carpentier­e Daniel Blake (Dave Johns), 59 anni, bloccato nella terra di nessuno della burocrazia dopo un attacco di cuore: i medici gli proibiscon­o di tornare al lavoro ma se non accetta un incarico dell’ufficio di collocamen­to perde il diritto all’indennità. Altrettant­o paradossal­e la situazione di Katie (Hayley Squires), madre single di due bambini: per ottenere una casa popolare deve andare a 500 chilometri da Londra, ma lì non c’è lavoro.

«Loro due sono la sintesi delle tante persone che abbiamo incontrato, i nuovi poveri, i disoccupat­i, le persone che non possono più permetters­i di vivere in città come Londra, i precari che stanno scivolando in un baratro economico, sociale senza fine — dice. — Succede in Gran Bretagna, dove dopo la Brexit le condizioni dei lavoratori peggiorera­nno, succede da voi, guardate in che stato è la Grecia. L’Europa continua a tutelare gli interessi del capitale, non delle persone». E il muro che il governo inglese finanzia a Calais? «Spaventoso. Bisogna rispondere come esseri umani, dare rifugio a chi fugge da guerre e miseria, rafforzare l’Onu. È una tragedia che ci riguarda tutti. Che cittadini e che esseri umani vogliamo essere?».

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