McGregor: esploro i tormenti dell’anima
Regista di «Pastorale americana» tratto dal libro di Roth. Sul set per «Trainspotting 2»
Il camion si apre e svela la scena. Luci: musica. La lirica sbarca nelle periferie di Palermo a bordo di un camion che porterà l’opera nei quartieri più degradati della città. Il progetto «Figaro! OperaCamion» (foto) arriva oggi a piazza San Francesco Saverio all’Albergheria, per muovere sabato davanti al Teatro Massimo (che ha curato lo spettacolo in collaborazione con l’Opera di Roma) e domenica nel cuore dello Zen, a piazza Zappa. Per poi spostarsi fuori città, fino a Cinisi, lungo i «Cento passi» che dividevano il male dal bene nella lotta di Peppino Impastato. È la nuova frontiera dello «Merry, questa ragazza che nella sua personalità concentra le contraddizioni di un’America dalle tante facce, diventerà una terrorista: marcerà contro la guerra in Vietnam, si renderà introvabile dalla famiglia, e sconvolgerà ogni fragile certezza e conquista del padre».
Sino a un finale che, nelle tante proiezioni affollatissime del film, riempie di angoscia e si è iscritta alla New York University, sono eccitato per l’ingresso nella vita di impegni e studi delle mie ragazze, che mi prendono in giro per la mia collezione vintage di motociclette, ma poi, come mia moglie, ci fanno un giro volentieri. Ho portato nella mia regia anche tutte queste esperienze: di vita privata, di sentimenti, gioie e dolori. Pastorale americana riflette ogni contraddizione e slancio di chi si reputa progressista e civile, ma si scontra con la realtà».
Affronta il problema dell’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea: «Viviamo in un’epoca che chiede unioni contro ogni separatismo, discriminazione. Con una pericolosa forma di snobismo la Brexit ha messo tutti noi con le spalle al muro».
Osserva: «C’è per me un filo rosso e forte fra Trainspotting e questo film. Entrambi disegnano l’affresco di generazioni che perdono gli ideali. Il confronto tra passato e presente è uno stimolo a cercare il senso di tanti disagi».