Corriere della Sera

Nuovo Kakà e alter ego di Neymar Ganso arriva finalmente in Europa tra tanti dubbi e a prezzo di saldo

- DAL NOSTRO INVIATO p. tom.

Oggi starà in panchina. Forse, probabilme­nte, chissà. Certezze, nella carriera di Paulo Henrique Ganso non ce ne sono state mai molte. Eppure c’è stata una stagione — nemmeno così breve — in cui sembrava impossibil­e poter fare a meno di questo brasiliano, alto e dinoccolat­o, molto tecnico, ma anche piuttosto lento e martoriato dagli infortuni. Ganso nel 2011 era il nuovo Kakà. Con qualcosa di Messi. L’alter ego di Neymar, suo compagno del Santos e più giovane di due anni. Per lui garantiva anche l’altro brasiliano Pato, anche perché il soprannome dell’ex milanista vuol dire «papero», mentre Ganso significa «oca». Un’oca col cervello e coi piedi buoni. Ma con dei prezzi spaventosi: il Santos, dove il ragazzo indossava la 10 di Pelé scatenando entusiasmi anche per il futuro della Seleçao, chiedeva fino a 50 milioni di euro. E le milanesi, Un paio di estati fa il San Paolo rifiutò sdegnosame­nte le offerte del Napoli: «Non vi basterebbe­ro tutti i soldi della camorra per pagarlo» Brasil Ganso, 26 anni, neoacquist­o del Siviglia (Epa)

soprattutt­o il Milan, lo hanno trattato a lungo, nel tentativo che si è poi rivelato lucido e legittimo, di non pagare una cifra così alta per un giocatore che si era già rotto il crociato del ginocchio sinistro. Quest’estate, alla veneranda età di 26 anni, l’ex baby fenomeno Ganso finalmente è riuscito ad arrivare in Europa alla modica cifra di 9,5 milioni: chi ci può essere meglio di Sampaoli per esaltare questa mezzala mancina, che sa usare bene anche il destro? Ma nel Siviglia ultra offensivo che sabato stava perdendo a Las Palmas, il primo ad uscire per ristabilir­e equilibrio e velocità utili alla rimonta (portata a termine) è stato proprio lui, la stella brasiliana che il San Paolo rifiutò al Napoli per

Il rifiuto

un paio di estati, sottolinea­ndo con arroganza che non avrebbe potuto «pagarlo neanche con tutti i soldi della camorra». Ganso è figlio di uno dei tanti Amarildo del calcio brasiliano, ma il giorno dopo la nascita è stato affidato agli zii, perché frutto di una relazione passeggera. La timidezza e una certa aria triste forse non hanno giovato alla sua carriera, come del resto nemmeno la frammentaz­ione del proprio cartellino controllat­o per la maggioranz­a da un fondo di investimen­to. «Credo di essere arrivato in Europa all’età giusta — dice lui — e voglio vincere qualcosa. Sampaoli mi chiede di giocare più arretrato, mi devo adattare a un calcio più intenso di quello brasiliano». A Torino Ganso c’è già stato: qui nel 2008 giocò col Santos il memorial Cozzolino riservato ai Primavera. Costava 280 mila euro, appena tre anni prima della folle asta di mercato che si sarebbe scatenata. Agli osservator­i italiani di allora sembrava un po’ troppo «brasiliano». Un oggetto misterioso, che oggi atterra in Champions. Per vedere almeno l’effetto che fa.

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