Il Giro del centenario scatterà dalla Sardegna
Cairo: «Non mi capacito della differenza di fatturato col Tour». Asta per i diritti tv
MILANO È una partenza da cartolina. Ma sarà tutt’altro che una vacanza. Quello che colpisce dell’avvio del Giro numero 100, oltre alla bellezza della Sardegna che sarà teatro delle prime tre tappe, è infatti la densità tecnica dei primi tracciati: niente prologo, nemmeno la crono a squadre e neanche volate banali. Si parte venerdì 5 maggio con una tappa sopra i 200 chilometri da Alghero a Olbia, piuttosto mossa e con un dente avvelenato (5 km, di cui 3 all’8%) prima del traguardo. Il giorno dopo, da Olbia a Tortolì, la distanza non diminuisce, mentre aumentano le difficoltà altimetriche nell’entroterra sardo: pianura ce ne sarà poca anche il terzo giorno, ma l’arrivo a Cagliari, dopo 148 km, sarà più morbido, con la classica volata che precederà il trasferimento di tutta la carovana.
Il percorso completo del Giro più prestigioso — e
quindi più ambizioso nel suo tentativo di unire l’Italia attraverso una corsa che non è mai stata solo una gara in bicicletta — sarà svelato a Milano, il prossimo 25 ottobre. Il dualismo Aru-Nibali è anche quello tra Sardegna e Sicilia, e sarà ravvivato nella prossima stagione, la prima da avversari per i due corridori. Il sardo, reduce da un Tour deludente solo per la crisi nella penultima tappa, è chiamato al classico salto di qualità: vincere
cioè la sua prima maglia rosa. Per cui, nonostante le classiche parole di circostanza («A novembre faremo i programmi»), il ragazzo del Medio Campidano sarà una delle stelle al via: «Ed è un grandissimo orgoglio sapere che il Giro parte dalla mia terra».
È la quarta volta che il Giro scatta dalla Sardegna: la prima fu nell’edizione di un altro centenario, quello dell’unità d’Italia nel 1961, l’ultima nel 2007 con la crono a squadre da Caprera alla Maddalena, scenograficamente una delle partenze più belle di sempre. Non a caso il Giro da anni viene venduto con lo slogan efficace della «corsa più dura del mondo, nel Paese più bello del mondo». «Ci saranno tante salite. E per una volta fatemi dire quello che dicono i francesi — sottolinea il direttore dell’area ciclismo di Rcs Sport, Mauro Vegni —: non sono i corridori che fanno il Giro, ma è il contrario. Gli assenti avranno torto».
Eppure, con la crescita costante della Vuelta acquistata proprio dagli stessi proprietari del Tour, per la corsa rosa è uno snodo fondamentale: «E io non mi capacito della differenza, così importante in termini di fatturato, col Tour — dice Urbano Cairo, presidente e ad di Rcs —. Da questo fatturato infatti origina la possibilità di fare una competizione sempre più bella. C’è una richiesta sempre più forte per il ciclismo e voglia di praticarlo. Dobbiamo avere i più bravi, ma anche le migliori riprese e le migliori tecnologie. Stiamo trattando per chi avrà il Giro in televisione: c’è un grande interesse e non lo dico per stimolare l’asta che c’è già. Ma perché questa è la grande competizione che tutti vorrebbero avere».