Corriere della Sera

Per Lula il colpo finale «Era il capo supremo del sistema di tangenti»

L’ex leader brasiliano accusato dalla magistratu­ra

-

Ex presidenti Luiz Inácio Lula da Silva con Dilma Rousseff in una foto del 2014 a San Paolo; in alto a sinistra un pupazzo con le sembianze di Lula carcerato, durante le proteste del 2016 (Reuters) Già in un’altra istanza a Brasilia, Lula era stato definito il «capo» della gang, sulla base del «non poteva non sapere» cosa stava succedendo nel colosso pubblico Petrobras, e come le tangenti raccolte dai manager di nomina politica finissero a finanziare la politica. Chi si aspettava la pistola fumante, almeno in questa fase rimane deluso, perché i giudici di Curitiba insistono soltanto sui favori «immobiliar­i» ricevuti da Lula dopo aver lasciato la presidenza. Sono i due casi di cui tutto il Brasile parla da mesi.

All’ex presidente era stato promesso un attico nella località balneare di Guaruja Paulista, e tutti i lavori di ristruttur­azione erano stati offerti dall’impresa Oas, una delle big delle costruzion­i coinvolte nelle mazzette Petrobras. Il setangenti, condo episodio è simile: una casa di campagna fuori città, non intestata a Lula e familiari, ma ad amici (prestanome), è stata rimessa a nuovo da un’altra società coinvolta nelle la Oderbrecht. Entrambe le imprese, inoltre, hanno pagato Lula per conferenze tenute dopo aver lasciato la guida del Paese.

Per le vicende legate ai due immobili, Lula (e la moglie Marisa) sono accusati di riciclaggi­o e corruzione passiva. I giudici ritengono che i lavori effettuati siano la ricompensa per le commesse ottenute alla Petrobras, insieme naturalmen­te a molti più soldi per il finanziame­nto delle campagne elettorali.

Lula nega tutto. Sostiene che l’acquisto dell’attico di Guaruja (che ha visitato soltanto una volta) non è mai andato in porto perché la famiglia ha cambiato idea, e anche l’altra casa non è di sua proprietà. Dice anche che ogni compenso ricevuto per le conferenze è stato regolarmen­te

fatturato. La sua difesa ha già spostato il tiro, addirittur­a all’Onu, dove i pm di Curitiba sono accusati di persecuzio­ne politica.

L’operazione «Lava Jato», che dura ormai da due anni e mezzo, ha già portato in carcere alcuni tra i più importanti imprendito­ri del Brasile e ha colpito politici di vari partiti, compresi molti uomini che ora appoggiano il neopreside­nte Michel Temer, e che la sinistra esautorata dal potere definisce «golpisti».

Nessun politico però è ancora Lula, accusato con la moglie Marisa di riciclaggi­o e corruzione passiva, nega tutto

andato a giudizio, perché la legge brasiliana assegna alla sola Corte Suprema la competenza per ministri e parlamenta­ri in carica, allungando enormement­e i tempi.

Lula, non essendo più nemmeno parlamenta­re, è invece in mano alla giustizia ordinaria e a partire da oggi potrebbe essere anche arrestato. Anche se restano forti i dubbi sulla mancanza di nuove prove, a fianco alla pesante definizion­e di «comandante massimo della corruzione».

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy