L’accusa
Secondo Dallagnol le tangenti avrebbero causato perdite per 12,6 miliardi di dollari
L’inchiesta è iniziata nel marzo 2014 e ha coinvolto le più grandi aziende brasiliane, nonché esponenti politici di diversi schieramenti
Dopo aver lasciato la presidenza del Brasile nel 2010, sull’onda di una enorme popolarità in patria e all’estero, Luiz Inácio Lula da Silva si sarebbe dedicato a guidare un meccanismo di corruzione e finanziamento illecito senza precedenti nella storia del Paese sudamericano. È questa l’accusa, pesantissima, che i giudici di Curitiba alla guida della Mani Pulite brasiliana (qui chiamata «Lava Jato») hanno infine messo nero su bianco.
È la richiesta dei pm incaricati dell’indagine, che andrà poi al vaglio dei giudici: saranno loro a decidere se Lula andrà a processo e se eventualmente sarà condannato. I termini utilizzati dall’ordinanza non lasciano dubbi: «Dopo aver lasciato la presidenza (e fatto eleggere Dilma Rousseff, ndr) Lula ha guidato un meccanismo criminale di utilizzo deviato di risorse pubbliche, destinate all’arricchimento illecito, I pm: «Ha guidato un meccanismo criminale di utilizzo deviato di risorse pubbliche»