Corriere della Sera

«Perché Mattia non ha fatto i compiti» La lettera del padre ai prof è un caso

Il ragazzo va alle medie a Varese: d’estate gite in bici e camping, gli ho insegnato a vivere

- Antonella De Gregorio

Mattia non ha fatto i compiti per le vacanze.

Il primo giorno di scuola (terza media alla Vidoletti di Varese) si è presentato con una giustifica­zione «esemplare», scritta dal papà. «Vorrei informarvi che come ogni anno mio figlio non ha svolto i compiti estivi». Incomincia così la lettera indirizzat­a agli insegnanti. «Per scelta non li ha fatti, non per cattiva volontà o per dimentican­za», spiega al telefono Marino Peiretti, 55 anni, operaio in cassa integrazio­ne e musicista. Una scelta che lui, insieme alla mamma Ilaria, difende da anni con assoluta convinzion­e. «I compiti estivi sono deleteri» afferma, citando pedagogist­i e psicologi e sistemi scolastici di Paesi dove si punta tutto sul lavoro in classe «senza che poi ci sia bisogno di esercitars­i anche a casa».

Sul web

Il pedagogist­a: con la scelta di pubblicarl­a online manda al figlio messaggi sbagliati Il testo La lettera recapitata ai professori e pubblicata anche su Facebook da Marino Peiretti

missiva. Poi, però, Marino Peiretti ha pubblicato la lettera sul suo profilo Facebook, insieme alle foto dei concerti e dell’amata chitarra; a paesaggi marini e buffi autoritrat­ti. E lì il dibattito si è acceso, tra critici e sostenitor­i.

Una discussion­e nel merito non nuova: la diatriba «compiti sì-compiti no» di solito entra nel vivo gli ultimi giorni di scuola, con proposte anche immaginifi­che di maestri dalle larghe vedute («Ballate, guardate l’alba e sognate la vostra vita», esortava un paio d’anni fa, in un elenco di sapore new age, un giovane professore marchigian­o, Cesare Catà); o di genitori ribelli, che di vedere i propri pargoli inchiodati alla sedia anche d’estate, non ne vogliono sapere

E da qualche tempo una campagna suggestiva («Basta Compiti») raccoglie adesioni, a migliaia, su Change.org. Citando la Costituzio­ne, spiega che sono inutili, dannosi, discrimina­nti e prevarican­ti. Recentemen­te l’Ocse ci ha ricordato che i nostri studenti fanno più compiti di molti coetanei: otto ore in media alla settimana. Il triplo dei coreani. Almeno tre ore più della media nei Paesi dell’Unione europea.

«Una quantità di lavoro spesso eccessiva», ammette Raffaele Mantegazza, pedagogist­a della Bicocca di Milano. Che si dice però «sconcertat­o» per l’atteggiame­nto di alleanza con il figlio e di disprezzo per l’istituzion­e scolastica che la lettera, esibita sui social, suggerisce. «Mi preoccupa il ragazzino, con un padre incapace di gestire i conflitti. I figli «Non vado contro le istituzion­i, sono per ampliare le possibilit­à offerte agli alunni»

La motivazion­e

devono vedere che i genitori, davanti a un problema, lo risolvono confrontan­dosi con gli altri adulti di riferiment­o, facendo valere le proprie ragioni». Quanto alla diffusione della lettera in rete, Mantegazza la ritiene una modalità «folle, tipica della nostra epoca»: «Su Facebook mi posso beare di aver vinto il torneo di bocce, non di aver sparato al cuore della scuola», sostiene.

Peiretti non si lascia turbare: «Pensieri legittimi, ma opinabili», replica. «I compiti estivi non sono obbligator­i. E la mia non è una posizione contro le istituzion­i: sono per ampliare la rosa delle possibilit­à che vengono offerte ai ragazzi».

Il prossimo anno, alle superiori, Mattia studierà elettronic­a («a Varese abbiamo una delle scuole migliori d’Italia», dice il papà). E lì non ci saranno problemi: «I compiti li farà: quella è la sua materia preferita».

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy