Duecento giorni in classe: il record degli scolari italiani
«Voi avete nove mesi per dargli nozioni e cultura, io tre mesi per insegnargli a vivere», ha scritto ai professori di suo figlio. Anche Mattia («curioso, intelligente, con molta voglia di imparare») è stato coinvolto nella decisione. Il papà si è poi impegnato personalmente per rendere la sua estate una parentesi di creatività: «Abbiamo fatto lunghe gite in bicicletta, vita di campeggio, gestione della casa e della cucina. Abbiamo costruito la sua nuova scrivania e l’ho aiutato nel suo interesse primario: programmazione ed elettronica». Un planning intenso e alternativo, come un vero professionista, «che in vacanza porta le sue idee ma non la routine del lavoro». Dall’elenco dei compiti, in realtà, qualcosa ha preso: un paio di libri di Jules Verne e un altro di Isaac Asimov. Poi assieme a Mattia ha «dato spazio alle materie che a scuola non si fanno».
I professori non hanno obiettato. Non lo avevano fatto neppure lo scorso anno, quando avevano ricevuto un’analoga La seconda settimana di settembre segna l’inizio delle lezioni. Almeno in Italia e in Grecia, Cipro, Portogallo, Romania Lussemburgo. Sui giorni scuola, il calcolo lo ha appena fatto Eurydice, la rete che raccoglie dati sui tempi di insegnamento da più di venti anni. Il rapporto appena pubblicato sui «tempi scuola», che mette a confronto 37 Paesi, conferma che gli studenti italiani sono insieme ai danesi quelli che stanno di più in classe: 200 giorni all’anno, contro una media europea di 185. In Grecia l’anno scolastico più corto: 152 giorni.