Corriere della Sera

LA MARCIA INDIETRO DI OBAMA SULLA STRATEGIA NUCLEARE

- Giuseppe Sarcina

Sulle armi nucleari Barack Obama è solo. Nel governo americano nessuno considera ancora praticabil­e la sua vecchia dottrina, enunciata con un memorabile discorso a Praga, nel 2009. Quella di un mondo «de-nuclearizz­ato», quella di un’America pronta a rinunciare al «first strike», al primo attacco.

Sette anni dopo, sia il diffidente segretario alla Difesa, Ashton Carter, sia l’aperturist­a segretario di Stato John Kerry lo hanno consigliat­o a tornare indietro. Gli esperiment­i nucleari della Corea del Nord sono solo l’ultimo passaggio di una revisione cominciata almeno cinque mesi fa. Il 31 marzo scorso il leader della Casa Bianca convocò un ambizioso vertice a Washington con una cinquantin­a di capi di Stato e di governo. Obiettivo: proseguire il programma di disarmo atomico mondiale sulla scia dell’ultimo accordo «Start» (Strategic arms reduction treaty), firmato nel 2010 dallo stesso Obama e dall’allora presidente russo Dmitri Medvedev.

Ma nella capitale statuniten­se l’interlocut­ore principale, Vladimir Putin, neanche si presentò. E l’incontro con il presidente cinese Xi Jinping si chiuse con una volenteros­a dichiarazi­one che ora appare totalmente irrilevant­e: la Cina continua a tenere in vita la dittatura di Kim Jong-un, fornendo cibo, petrolio e tollerando­ne l’aggressivi­tà atomica. Nel frattempo Putin ha mantenuto alta la tensione, contrappon­endosi sistematic­amente a Obama su tutti gli scacchieri mondiali, Siria a parte. L’attivismo russo ha inevitabil­mente acuito le ansie degli alleati americani, dai Paesi baltici al Giappone alla Corea del Sud.

Così Obama ha di fatto rinunciato a una delle sue politiche più innovative. E sta tornando all’antico: se necessario gli Stati Uniti saranno pronti a usare per primi l’atomica.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy