«Così la musica cambia il nostro sguardo sul mondo»
con occhi diversi. La nostra ambizione è avere un impatto reale sulla quotidianità della vita».
Diversi come? «Sicuramente con più rispetto — risponde il musicista —. Che non si traduce solo in una maggior cura, intesa nel senso ecologico, ma in conoscenza e consapevolezza del fatto che le piante rappresentano un modello di evoluzione pacifica, di convivenza. Noi abbiamo il mito dello sviluppo, dell’affermazione di sé: a questo le piante contrappongono una visione del mondo collettiva più egualitaria e più efficiente, scientificamente e eticamente. E hanno ragione loro».
Qual è il punto di contatto fra musica e scienza? E ancora: come raccontare la scienza con la musica? Sono le due domande al centro del progetto Deproducers, che si muove sul doppio binario della ricerca sonora e di quella scientifica. L’idea è nata per scommessa e per curiosità: «Al nostro progetto musicale mancava una parte testuale che condividessimo tutti — riprende Cosma —. La soluzione che abbiamo trovato è stata mettere al centro la scienza come elemento esterno, oggettivo, inopinabile, che potesse metterci daccordo tutti e quattro: perché Team Vittorio Cosma (al centro) con gli altri membri di Deproducers non puoi essere contro la sintesi clorofilliana o la legge di gravità. Gli accostamenti fra scienza e musica sono fortissimi: musicare dal vivo conferenze scientifiche rigorose significa dare a quei concetti un’accessibilità e una fruibilità diverse, molto più ampie, democratiche. Significa accostare alla comprensione razionale la dimensione emotiva, che porta in modo diretto, semplice, senza filtri dentro le cose».
C’è voluto un anno di lavoro per mettere a punto «Botanica»: «L’idea è nata dall’incontro con Stefano Mancuso e con Aboca: allora stavamo lavorando sull’astrofisica, ci è sembrato naturale continuare il percorso rivolgendoci al mondo delle piante. Mancuso porterà la sua esperienza di scienziato, a noi toccherà la parte più evocativa, sensoriale, cercheremo di tradurre in musica sensazioni ed emozioni che provano le piante».
Un esperimento che funziona? «Non è un progetto con numeri da stadio, ma il fatto che, dopo gli spettacoli, vengano a salutarci bambini emozionati per quel che hanno sentito e imparato, per me è un indice di successo. Sono spettacoli che consentono vari livelli di coinvolgimento. Ciascuno di noi musicisti ha una propria attività, ma il collettivo funziona bene ed abbiamo intenzione di continuare nelle nostre esplorazioni».