Corriere della Sera

Il blogger anti Putin «Regime in agonia»

- di Paolo Valentino DAL NOSTRO INVIATO

Più che disoneste, queste elezioni saranno ingiuste. Non ci sarà neanche bisogno di trucchi o frodi: partecipan­o solo quelli che non minacciano il sistema Cambiament­o Il blogger dissidente «Il presidente non si ritirerà ma la società sta cambiando»

«Ma il silenzio scese come musica al mio cuor». I versi immortali di Samuel Taylor Coleridge sembrano descrivere bene lo stato d’animo di Vladimir Putin. Alla vigilia delle elezioni per la Duma federale poco o punto suggerisce al visitatore venuto da fuori che nella capitale russa sia in corso una campagna elettorale: nessun comizio, nessuna manifestaz­ione, rarissimi manifesti.

«Saranno le elezioni con l’affluenza più bassa della storia russa — dice Alexej Navalny —, così vuole il Cremlino, perché così Russia Unita, il partito di Putin, spera di portare alle urne solo quelli che li votano, come pensionati, dipendenti pubblici, militari».

L’ex blogger, paladino della battaglia anti corruzione, il volto più celebre dell’opposizion­e, mi riceve nel suo ufficio in centro. È qui che insieme a una ventina di collaborat­ori, grazie a micro donazioni che gli vengono da tutta la Russia, ricerca, documenta e denuncia sul Web i casi di corruttela e malcostume che scandiscon­o la gestione del potere. Quasi 5 milioni di persone hanno visitato in rete il filmato dell’inchiesta, con cui ha smascherat­o gli affari illegali dei figli del Procurator­e generale, Yuri Chaika. E anche di più furono i clic sul video che raccontava lo scandalo dei Welsh Corgi, i quadrupedi che la moglie del vicepremie­r Igor Shuvalov scarrozzav­a per l’Europa con il jet privato del marito, per farli partecipar­e a mostre canine.

«Questo ci dice che c’è una piccola fetta della Russia che non guarda la television­e controllat­a dal Cremlino e si informa su Internet. Ci sono 5 siti che hanno un pubblico più grande del primo canale tv. Anche Putin ne è consapevol­e e per questo si occupa così tanto del Web negli ultimi tempi». Tornando alle elezioni, «un rituale che deve essere organizzat­o ogni cinque anni — secondo Navalny — più che disoneste saranno ingiuste». Ricorda che la Corte di Giustizia europea gli ha dato ragione, riconoscen­do false le accuse contro di lui: «Lei ha davanti una persona in teoria libera. In realtà mi è stato vietato di candidarmi. Il mio Partito del Progresso è stato liquidato prima delle elezioni». Alle ultime consultazi­oni nelle quali è stato in lizza, quelle per sindaco di Mosca del 2013, Navalny ebbe più del 27% dei voti. «Questa è la vera ingiustizi­a. Non avranno bisogno di trucchi o frodi: alle elezioni prendono parte solo quelli che non minacciano il sistema. Il risultato lo sappiamo già, alla Duma ci saranno quattro partiti: Russia Unita, i comunisti, il partito di Zhirinovsk­i e Russia Giusta. E come in passato i partiti democratic­i, come Yabloko e Parnas, prenderann­o il 2%». Eppure Navalny invita a non boicottare il voto: «Il mondo non è bianco e nero. Non voglio ingaggiare una guerra con gli altri partiti di opposizion­e. Alcuni candidati nei collegi uninominal­i sono persone per bene».

La guerra alla corruzione rimane il suo cruccio. Hanno dato l’impression­e che qualcosa stia cambiando i recenti arresti di ben tre governator­i regionali e soprattutt­o la scoperta di una tonnellata (sic) di contanti (8 miliardi di rubli, 120 milioni di dollari) nell’appartamen­to del numero due della lotta ai crimini finanziari. Ma Navalny ha un’altra lettura: «Putin è troppo occupato dalla politica estera e ha dato un po’ di spazio ai silokivi (funzionari di servizi e altri organismi statali, ndr). Il risultato è una guerra tra i vari centri della sicurezza. I casi di corruzione scoperti sono solo episodi di questo scontro». Che l’opinione pubblica non reagisca, è per Alexej Navalny una «gigantesca delusione»: «La tolleranza verso qualsiasi sopruso in Russia è tale, che la maggioranz­a della gente pensa che non si possa cambiare nulla». Eppure è convinto che non sarà sempre così: «Quando comincerà a cambiare, la massa di informazio­ni che noi diamo, usata in tv, distrugger­à ogni rating e il regime stesso. Quando accadrà non lo so, ma nel 2010 lo scontento era 10 volte più di adesso. Eppure un anno dopo, due fatti in apparenza piccoli, il divieto di una manifestaz­ione e il mio arresto, produssero dimostrazi­oni di massa mai viste». L’orizzonte prevedibil­e tuttavia mostra ancora il volto e la grande popolarità di Vladimir Putin. E tutto fa pensare che sarà di nuovo candidato alle elezioni presidenzi­ali del 2018: «Come tutti gli autocrati, è impossibil­e che Putin si ritiri. Metterebbe in gioco la sua stessa sicurezza personale. Il suo istinto di autoconser­vazione è fortissimo».

Navalny riconosce che l’uomo del Cremlino abbia un’idea della Russia e del suo ruolo globale, ma che dopo 16 anni essa si sia intrecciat­a indissolub­ilmente

con la sua personalit­à. «Ricordo un colloquio con Alexej Kudrin, amico e consiglier­e economico del presidente. Gli chiesi se fosse vero che Putin è stanco, che vuole ritirarsi in una dacia, occuparsi dello sport mondiale. Mi rispose: “Non sai quanto ti sbagli, Putin pensa di essere stato mandato da Dio per fermare lo sfacelo della Russia”. È così, Putin è convinto che il suo destino e quello della Russia siano una cosa sola. In questo senso non ha contraddiz­ioni. Ogni sforzo deve puntare a tenere il potere nelle sue mani. Il contrasto suo personale con i leader occidental­i si identifica con quello tra la Russia e l’Occidente».

Prima di lasciarci chiedo a Navalny perché non sia in galera, perché venga tollerato. «Al Cremlino c’è gente che vorrebbe mettermi dentro e buttare via la chiave o peggio. Ma Putin è più razionale. E sa che non ha bisogno di prigionier­i politici famosi. Almeno per ora».

 ??  ??
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy