Esodati, i sindacati chiedono la rete per 30 mila dipendenti
Cgil, Cisl e Uil: la tutela dell’Ape non basta, devono uscire con le regole ante-Fornero
Finora non se ne è parlato molto, ma secondo Cgil, Cisl e Uil, per chiudere un’intesa col governo sulla previdenza è necessario che, accanto alle misure a favore di pensionati e pensionandi, come la quattordicesima e l’Ape (anticipo di pensione), ci sia anche una nuova salvaguardia per i cosiddetti esodati. Sarebbe l’ottava e riguarderebbe altri 25-30 mila lavoratori. Dalla fine del 2011 ad oggi si sono infatti accavallate ben sette leggi per consentire di volta in volta a diverse platee di andare in pensione con i requisiti precedenti alla riforma Fornero. In tutto siamo arrivati a un numero potenziale di 172 mila persone (ad oggi il diritto è stato riconosciuto a circa 130 mila) per uno stanziamento di 11,6 miliardi di euro nel decennio 2012-2021, pari al 13% degli 88 miliardi di risparmi previsti inizialmente per lo stesso periodo con la riforma Fornero.
In principio gli esodati dovevano essere solo quelle persone che, per via della riforma che innalzò bruscamente i requisiti di pensionamento, si sono trovate o rischiavano di trovarsi senza lavoro e senza pensione. Per esempio, la prima salvaguardia (contenuta nella stessa legge Fornero) ha consentito il pensionamento con i vecchi requisiti a 51 mila persone. Le categorie erano queste: lavoratori che per via di accordi sindacali prima della riforma (4 dicembre 2011) si trovavano in mobilità o erano titolari di assegno simile erogato dai fondi di solidarietà di settore; lavoratori ammessi alla prosecuzione volontaria della contribuzione prima del 4 dicembre 2011, non più occupati e che avrebbero raggiunto i requisiti pre-Fornero entro il 6 dicembre 2013; dipendenti pubblici già esonerati; lavoratori in congedo per assistere
Decreti Una successione di leggi che ha esteso oltre il dovuto i benefici previsti all’inizio
figli disabili; coloro che si erano licenziati in accordo con l’azienda entro il 2011.
Con le sei salvaguardie successive, questa platea è all’incirca triplicata. Con una interpretazione sempre più estensiva di esodato, come ha osservato l’Ufficio parlamentare di bilancio in un suo rapporto. Per esempio: sono stati ammessi anche i contributori volontari rioccupati con un contratto a termine; i dipendenti pubblici che avevano solo presentato domanda di esonero; i lavoratori coinvolti da accordi che prevedevano l’ingresso negli ammortizzatori sociali nel 2014. Salvaguardie insomma, osserva l’Upb, che hanno interessato anche platee «non danneggiate in maniera diretta dalla riforma». Ma una volta che ci si è infilati in questa logica è difficile uscirne. Ora, giurano i sindacati e il presidente della commissione Lavoro della Camera, Cesare Damiano, l’ottava salvaguardia sarebbe l’ultima. Ma bisogna farla perché queste persone, avendo meno di 63 anni, non potrebbero andare in pensione neppure con l’Ape, l’anticipo che dovrebbe scattare dal prossimo anno. «I soldi ci sono — sottolinea Damiano — perché con gli ultimi 30 mila salvaguardati il totale salirebbe a 160 mila, sotto i 172 mila previsti». Ma il Tesoro resiste.