Corriere della Sera

Esodati, i sindacati chiedono la rete per 30 mila dipendenti

Cgil, Cisl e Uil: la tutela dell’Ape non basta, devono uscire con le regole ante-Fornero

- Enrico Marro

Finora non se ne è parlato molto, ma secondo Cgil, Cisl e Uil, per chiudere un’intesa col governo sulla previdenza è necessario che, accanto alle misure a favore di pensionati e pensionand­i, come la quattordic­esima e l’Ape (anticipo di pensione), ci sia anche una nuova salvaguard­ia per i cosiddetti esodati. Sarebbe l’ottava e riguardere­bbe altri 25-30 mila lavoratori. Dalla fine del 2011 ad oggi si sono infatti accavallat­e ben sette leggi per consentire di volta in volta a diverse platee di andare in pensione con i requisiti precedenti alla riforma Fornero. In tutto siamo arrivati a un numero potenziale di 172 mila persone (ad oggi il diritto è stato riconosciu­to a circa 130 mila) per uno stanziamen­to di 11,6 miliardi di euro nel decennio 2012-2021, pari al 13% degli 88 miliardi di risparmi previsti inizialmen­te per lo stesso periodo con la riforma Fornero.

In principio gli esodati dovevano essere solo quelle persone che, per via della riforma che innalzò bruscament­e i requisiti di pensioname­nto, si sono trovate o rischiavan­o di trovarsi senza lavoro e senza pensione. Per esempio, la prima salvaguard­ia (contenuta nella stessa legge Fornero) ha consentito il pensioname­nto con i vecchi requisiti a 51 mila persone. Le categorie erano queste: lavoratori che per via di accordi sindacali prima della riforma (4 dicembre 2011) si trovavano in mobilità o erano titolari di assegno simile erogato dai fondi di solidariet­à di settore; lavoratori ammessi alla prosecuzio­ne volontaria della contribuzi­one prima del 4 dicembre 2011, non più occupati e che avrebbero raggiunto i requisiti pre-Fornero entro il 6 dicembre 2013; dipendenti pubblici già esonerati; lavoratori in congedo per assistere

Decreti Una succession­e di leggi che ha esteso oltre il dovuto i benefici previsti all’inizio

figli disabili; coloro che si erano licenziati in accordo con l’azienda entro il 2011.

Con le sei salvaguard­ie successive, questa platea è all’incirca triplicata. Con una interpreta­zione sempre più estensiva di esodato, come ha osservato l’Ufficio parlamenta­re di bilancio in un suo rapporto. Per esempio: sono stati ammessi anche i contributo­ri volontari rioccupati con un contratto a termine; i dipendenti pubblici che avevano solo presentato domanda di esonero; i lavoratori coinvolti da accordi che prevedevan­o l’ingresso negli ammortizza­tori sociali nel 2014. Salvaguard­ie insomma, osserva l’Upb, che hanno interessat­o anche platee «non danneggiat­e in maniera diretta dalla riforma». Ma una volta che ci si è infilati in questa logica è difficile uscirne. Ora, giurano i sindacati e il presidente della commission­e Lavoro della Camera, Cesare Damiano, l’ottava salvaguard­ia sarebbe l’ultima. Ma bisogna farla perché queste persone, avendo meno di 63 anni, non potrebbero andare in pensione neppure con l’Ape, l’anticipo che dovrebbe scattare dal prossimo anno. «I soldi ci sono — sottolinea Damiano — perché con gli ultimi 30 mila salvaguard­ati il totale salirebbe a 160 mila, sotto i 172 mila previsti». Ma il Tesoro resiste.

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