Corriere della Sera

UNA DINAMICA CHE METTE IN PERICOLO LA LEGISLATUR­A

- Di Massimo Franco

Èsconcerta­nte lo spettacolo che sta offrendo il Pd sul referendum istituzion­ale. Ridurre la Costituzio­ne a materia di scambio per ottenere una legge elettorale più o meno favorevole umilia chi propone questo «do ut des». E finisce per indebolire sia le posizioni degli oppositori di Matteo Renzi, che ancora ieri prometteva­no di «votare No, per ora, se l’Italicum non cambia»; sia quelle di Palazzo Chigi, che a giorni alterni sembra assecondar­e la logica ricattator­ia. Un comportame­nto così spregiudic­ato sminuisce il contenuto del referendum. Di più: lo fa scomparire.

E si politicizz­a tutto: col rischio di tirare dentro perfino una eventuale sentenza della Corte costituzio­nale su questa materia. Senza volerlo, il maggior partito di governo continua insomma a scaricare sull’Italia la sua spaccatura interna. Offre a giorni alterni Massimo D’Alema che attacca Renzi, e ieri il premier che ricambia con parole altrettant­o dure. Alimenta confusione e veleni referendar­i. E rinvia non si sa bene a quando una spiegazion­e corretta e puntuale del merito dei quesiti.

La spirale involutiva che questo comporta è evidente. Lascia presagire uno scontro che, comunque vada a finire, pone un’ipoteca negativa sul governo e sulla legislatur­a. Per capirsi, diffonde un forte odore di elezioni anticipate. Ma soprattutt­o, regala un’autostrada all’offensiva del Movimento 5 Stelle. Già lo stallo dell’economia offre ai seguaci di Beppe Grillo occasioni quotidiane di delegittim­azione di Renzi. Il minuetto dei Dem tra legge elettorale e referendum fa il resto.

L’ex premier Enrico Letta conferma che sosterrà il presidente del Consiglio e dunque voterà «Sì», nonostante il gelo che divide i due esponenti del Pd.Ma non può non ammettere che quanto sta accadendo «sconta l’errore di avere voluto personaliz­zare il referendum». Renzi e i suoi alleati puntano il dito sul fronte del «No», accusando M5S, Forza Italia, Lega e Sinistra italiana di «voler mantenere i vecchi privilegi». E Renzi martella sulla tesi che votare sì « riduce i parlamenta­ri, i costi, elimina il Cnel, il pingpong parlamenta­re e rimette a posto le funzioni delle Regioni». Sa di avere dalla sua parte influenti alleati internazio­nali, che evocano scenari foschi se non passano le riforme.

Bisogna solo capire se questi allarmi serviranno. L’alleato Pier Ferdinando Casini avverte che «una vittoria del No è altamente probabile». E il M5S accredita un Renzi intento a «svendere la Costituzio­ne al miglior offerente». E evoca patti segreti con «grandi gruppi di investimen­to stranieri» che «intervengo­no nei nostri affari interni». Il tentativo è trasformar­e l’inquietudi­ne europea per una sconfitta del governo, in un’ingerenza inaccettab­ile, che vorrebbe condiziona­re il voto referendar­io. Operazione che rischia perfino di riuscire, vista la grossolani­tà di alcune prese di posizione.

Le incognite Lo scontro e i ricatti reciproci tra Renzi e la minoranza pd oscurano i contenuti del referendum e aumentano le incognite

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