Corriere della Sera

Zero propaganda. La strana campagna russa

Domenica le elezioni parlamenta­ri. Il partito del presidente ha un’unica strategia: favorire la bassa affluenza

- Fabrizio Dragosei

Su Prospekt Mira, il grande vialone «della pace» che dal centro città porta a Nord, cinque anni fa campeggiav­a il faccione di Vladimir Zhirinovsk­ij, l’istrionico leader dei cosiddetti liberaldem­ocratici (LDPR) che si ripresenta anche alle parlamenta­ri di domenica prossima. E i moscoviti non potevano fare a meno di alzare gli occhi verso gli enormi manifesti del partito di governo Russia Unita («Il futuro è nostro») che tappezzava­no la città, dalla piazza del Maneggio, sotto le mura del Cremlino, fino all’estrema periferia. Ma ora no, per le vie si vede ben poca propaganda. La campagna elettorale a Mosca e in alcune altre città dove il Cremlino pensa di non vincere a man bassa, è in tono minore. Si potrebbe dire che gli strateghi di Vladimir Putin abbiano messo la sordina ai partiti amici. Secondo diversi analisti, la parola d’ordine è «bassa affluenza». Meno voti vengono espressi nelle roccaforti (si fa per dire) del dissenso e più peseranno i consensi per i partiti amici che arriverann­o dai collegi sicuri, come quelli del Caucaso dove tradiziona­lmente il raggruppam­ento di Putin sfiora il 100%.

Per capirci, secondo diverse rilevazion­i Russia Unita arriverebb­e al 41% se tutti i 111 milioni di elettori andassero alle urne. Ma tanti rimarranno a casa; così il peso dei militanti putiniani, motivati e, per l’opposizion­e, anche irreggimen­tati, sarà maggiore. Ci si aspetta fino al 59% dei consensi.

Per essere più tranquilli, sono state apportate alcune modifiche rispetto al 2011 quando il sospetto di brogli scatenò pericolose (per il Cremlino) manifestaz­ioni di piazza. Intanto solo metà dei 450 seggi verrà assegnato col sistema proporzion­ale. Gli altri 225 sono ora collegi uninominal­i dove il potere controlla più facilmente la situazione. Ma tutti dicono che queste saranno elezioni pulite, perché il potere è talmente forte da non temere l’opposizion­e che è frantumata, debole e assente da tutte le Tv. Così, si ricorda, a presiedere la commission­e elettorale è stata messa la democratic­a Ella Pamfilova che ha sostituito l’odiato Vladimir Churov. La Pamfilova ha già detto che se le cose non andranno per il verso giusto, si dimetterà clamorosam­ente. Poi ci saranno gli oltre 400 osservator­i dell’Osce.

Nei seggi periferici le cose andranno «come devono andare». Gli avversari vengono denigrati. Si parla di finanziame­nti degli odiati americani e dei 18 candidati d’opposizion­e appoggiati dal magnate in esilio Khodorkovs­kij. L’ultimo centro indipenden­te di rilevazion­i è stato etichettat­o come «agente straniero» e quindi non potrà più fare sondaggi. Il risultato sarà quello previsto: su 14 partiti, entreranno in Parlamento solo i 4 uscenti che sono tutti filo-Putin o d’opposizion­e benevola (comunisti e LDPR).

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Tandem Il presidente russo Putin e il premier Medvedev (Epa)

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