Zero propaganda. La strana campagna russa
Domenica le elezioni parlamentari. Il partito del presidente ha un’unica strategia: favorire la bassa affluenza
Su Prospekt Mira, il grande vialone «della pace» che dal centro città porta a Nord, cinque anni fa campeggiava il faccione di Vladimir Zhirinovskij, l’istrionico leader dei cosiddetti liberaldemocratici (LDPR) che si ripresenta anche alle parlamentari di domenica prossima. E i moscoviti non potevano fare a meno di alzare gli occhi verso gli enormi manifesti del partito di governo Russia Unita («Il futuro è nostro») che tappezzavano la città, dalla piazza del Maneggio, sotto le mura del Cremlino, fino all’estrema periferia. Ma ora no, per le vie si vede ben poca propaganda. La campagna elettorale a Mosca e in alcune altre città dove il Cremlino pensa di non vincere a man bassa, è in tono minore. Si potrebbe dire che gli strateghi di Vladimir Putin abbiano messo la sordina ai partiti amici. Secondo diversi analisti, la parola d’ordine è «bassa affluenza». Meno voti vengono espressi nelle roccaforti (si fa per dire) del dissenso e più peseranno i consensi per i partiti amici che arriveranno dai collegi sicuri, come quelli del Caucaso dove tradizionalmente il raggruppamento di Putin sfiora il 100%.
Per capirci, secondo diverse rilevazioni Russia Unita arriverebbe al 41% se tutti i 111 milioni di elettori andassero alle urne. Ma tanti rimarranno a casa; così il peso dei militanti putiniani, motivati e, per l’opposizione, anche irreggimentati, sarà maggiore. Ci si aspetta fino al 59% dei consensi.
Per essere più tranquilli, sono state apportate alcune modifiche rispetto al 2011 quando il sospetto di brogli scatenò pericolose (per il Cremlino) manifestazioni di piazza. Intanto solo metà dei 450 seggi verrà assegnato col sistema proporzionale. Gli altri 225 sono ora collegi uninominali dove il potere controlla più facilmente la situazione. Ma tutti dicono che queste saranno elezioni pulite, perché il potere è talmente forte da non temere l’opposizione che è frantumata, debole e assente da tutte le Tv. Così, si ricorda, a presiedere la commissione elettorale è stata messa la democratica Ella Pamfilova che ha sostituito l’odiato Vladimir Churov. La Pamfilova ha già detto che se le cose non andranno per il verso giusto, si dimetterà clamorosamente. Poi ci saranno gli oltre 400 osservatori dell’Osce.
Nei seggi periferici le cose andranno «come devono andare». Gli avversari vengono denigrati. Si parla di finanziamenti degli odiati americani e dei 18 candidati d’opposizione appoggiati dal magnate in esilio Khodorkovskij. L’ultimo centro indipendente di rilevazioni è stato etichettato come «agente straniero» e quindi non potrà più fare sondaggi. Il risultato sarà quello previsto: su 14 partiti, entreranno in Parlamento solo i 4 uscenti che sono tutti filo-Putin o d’opposizione benevola (comunisti e LDPR).