PIL 2017, SERVE UNA SVOLTA PER RIDARE FIDUCIA
Delle previsioni del Pil rese note ieri dal Centro Studi Confindustria il dato che colpisce e preoccupa di più non riguarda tanto il 2016 (+0,7%) bensì il 2017 che resterebbe plafonato a quota +0,5%. Il governo sostiene che nell’anno in corso alla fine il Pil sarà migliore di quello previsto da Confindustria ieri, ma stiamo parlando comunque di uno o due decimali. Importanti per carità, non decisivi però. I veri guai c’è li troveremmo in casa se, per l’appunto, il 2017 si rivelasse un altro anno di vacche magre, addirittura con un consuntivo più basso del 2016. Vorrebbe dire quantomeno un aumento ridotto dei posti di lavoro, crescenti difficoltà del sistema delle Pmi a tenere il campo e ad evitare nuove amputazioni, consumi delle famiglie più ridotti di quest’anno e investimenti fissi anch’essi sotto la soglia del 2016 con conseguente incremento dell’età media (già alta) del nostro parco-macchine. È evidente che tutte queste voci declinate in negativo o comunque al di sotto delle attese aggraverebbero il quadro socio-economico del Paese e rinvierebbero di un altro anno l’assaggio di una vera ripresa. Vedremo nelle prossime settimane le stime provenienti da altri istituti di ricerca, per ora le valutazioni emesse prima delle ferie parlavano di un Pil 2017 che si sarebbe dovuto aggirare attorno allo 0,9-1%. La differenza rispetto alle analisi del Csc è ampia. Nell’attesa però sarà meglio suonare l’allarme anche perché il governo sta ultimando il puzzle della legge di Bilancio e non può non guardare con preoccupazione a un ‘17 così avaro. È vero che il ministro Pier Carlo Padoan ha sostenuto di avere altri (e migliori) numeri rispetto a quelli sciorinati dalla Confindustria, se vogliamo però invertire le tendenze negative c’è bisogno non solo di una querelle statistica ma soprattutto di provvedimenti che suonino come una svolta e che sappiano ridare fiducia alle imprese e alle famiglie.