Corriere della Sera

Ad Asgabat. Con notte nel cratere

- Michela Proietti

della cittadella, fatevi consigliar­e una casa privata da Faruk, preziosa guida (Faruk Hodiev www.touruzbeki­stan.it): qui prepareran­no per voi una cena unica nel suo genere. E se avanza un pomeriggio ancora, si può organizzar­e una gita ai castelli della steppa, Toprak Kala e Ayazkala, resti di antiche fortezze.

Da Khiva si arriva facilmente al confine con il Turkmenist­an, dove gran parte della popolazion­e vive lungo l’unica strada che conduce alla capitale Asgabat: gli abitati sono frutto di insediamen­ti di nomadi del deserto, che vivono nel nulla lungo chilometri di strada dissestata. Prima di arrivare ad Asgabat ci si può fermare per una notte in tenda ai piedi della «porta dell’inferno», un cratere generato da un errore umano. Ex giacimento di gas, dopo un crollo che inghiottì la struttura che serviva per il prelievo, per evitare le esalazioni, fu incendiato nel tentativo di estinguere il gas. Ma a distanza di oltre 20 anni quel cratere brucia ancora.

Asgabat, capitale del Turkmenist­an, dista ancora parecchi chilometri da qui: la città accoglie i turisti con uno sfarzo di strade, case lussuose, edifici pubblici imponenti, tutti di colore bianco. La grandeur è testimonia­ta da una curiosa iniziativa: ad Asgabat sono stati fatti impiantare sei milioni di alberi, per alleviare il caldo del clima desertico. Ma il vero colpo d’occhio è di notte, quando la città si accende in milioni di luci trasforman­dosi in una sorta di Las Vegas dell’Asia centrale, cosa di cui i turkmeni sono peraltro molto orgogliosi. Da qui ci si può mettere ancora una volta in viaggio: con solo 50 km si arriva al confine con l’Iran del nord. Ma questa è la prima tappa di un’ altra avventura, e i vostri nove giorni di vacanza sono nel frattempo finiti: se l’atmosfera vi ha catturati, avete il pretesto per ritornare , iniziando da Mashad, la città sacra, la scoperta dell’Iran.

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