Corriere della Sera

Cittadelle, concubine principess­e

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Lasciata alle spalle Samarcanda si arriva a Bukhara, una cittadina piena di turisti, che fa un po’ da crocevia, sia che si scelga di cominciare il tour da Samarcanda o da Khiva. Per cena la tappa consigliat­a - non dalle guide, ma da chi c’è stato - è il ristorante Old Bukhara: qui si mangiano ottimi spiedini alla griglia su una terrazza o sotto un albero di fico. Ma una buona idea è quella di farsi ospitare da una casa locale: vi accogliera­nno come amici speciali e faranno a gara per farvi assaggiare tutte le loro prelibatez­ze. L’arrivo a Khiva lascia di stucco: alla cittadella, lunga 2500 metri e con le mura di cinta alte 8 metri, si può accedere attraverso 4 porte di ingresso, scoprendo poi all’interno 16 monumenti. Qui finalmente si trovano souvenir da riportare a casa: oggetti in legno intagliato e lavorati sotto gli occhi dei turisti, ma anche preziosi ricami fatti a mano da donne che, anche grazie a progetti lavorativi sostenuti dall’ ambasciata inglese, lavorano con telai e uncinetto per otto ore al giorno. A volte serve un anno intero prima di completare alcune tele.

Tra le tappe da non perdere c’è la Moschea del Venerdì (Moschea Juma): 218 colonne di legno di platano, olmo e noce, intarsiate in modo diverso da scultori che avevano lavorato per tre anni in varie parti dell’Asia centrale ed erano

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