Come fare
Al Corriere dal 1988, Andrea Nicastro ha studiato storia contemporanea alla Statale di Milano, giornalismo e relazioni internazionali nelle università di Boulder e Harvard in Usa. Inviato di guerra in Cecenia, Afghanistan e Iraq per 15 anni, è stato poi corrispondente dalla Penisola iberica
Il viaggio in Andalusia partirà da Milano Malpensa e Roma Fiumicino il 29 ottobre con rientro il 4 novembre. La quota in camera doppia è a partire da 1.950 euro a persona e comprende voli di linea, trasferimenti da/per aeroporto/ hotel. Il programma prevede 2 notti a Siviglia; 1 notte a Cordova, 2 notti a Granada e 1 notte a Malaga
Per informazioni e prenotazioni per questo viaggio e per i viaggi futuri corriere.it/ inviaggio concorriere Oppure scrivere a inviaggiocon corriere@rcs.it O telefonare al numero 02.89730729, dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 20; sabato dalle 10 alle 19 osa hanno in comune i cosciotti di jamon appesi nei bar di tutta la Spagna con Abu Bakr al Baghdadi, il califfo dello Stato Islamico? O la piccola Cordoba con Roma? Quando guardare non è solo vedere, ma anche tentare di capire, la meraviglia di un viaggio è nella mente che scopre fili che uniscono dove prima s'intuiva solo caos.
Un tour in Andalusia può essere tante cose. «Sol y playa», «semana santa» e corride oppure, ed è ciò che propone il Corriere, una galoppata tra storia e attualità. Oggi il Sud della Spagna è probabilmente il luogo più ragionevole dove confrontarsi con l’arte islamica, assaggiare piatti meticci, riflettere sulla linea di faglia tra le due colture protagoniste del Mediterraneo. Una cosa è però contare colonne e capolavori, gustare sapori insoliti, sentire il profumo delle 25mila zagare di Siviglia, un’altra capire da dove vengono, cosa significano.
Al Andalus (che allora comprendeva l’intera Penisola iberica più parte della Francia) è stata la provincia più occidentale dell’impero musulmano per otto secoli. La Reconquista cristiana cambiò tutto: Cristoforo Colombo ebbe le sue caravelle, giudei e mori vennero espulsi e l’identità islamica entrò in crisi.
In un patio di Siviglia, con una fontanella al centro degli archi moreschi, grandi orci e tralci di vite, conversai con un membro della famiglia reale saudita, ospite dell’altrettanto nobile anfitrione spagnolo. «Per noi musulmani, il rimpianto per Al Andalus resta bruciante. Non per la sconfitta militare, piuttosto per l’occasione mancata. Allora questa terra era quanto di meglio potesse offrire il mondo: ricchezza, cultura, tolleranza. Il contrario del violento medioevo cristiano. Scesa da quel vertice, però, la civiltà islamica si è avvitata su se stessa».
La «Convivencia», come la chiamano gli spagnoli, permetteva ai dominanti musulmani di avere ebrei come capi di gabinetto e cardinali cattolici come ministri degli Esteri.
Forse Michel Houellebecq chiamerebbe anche quella sottomissione, ma per molti storici fu un successo di governo inclusivo e pacifico. Oggi la Cordova murata si gira tutta in un’ora o poco più, mille anni fa invece rivaleggiava con Bisanzio per lo splendore delle torri, surclassava Roma per demografia e diffondeva cultura con la sua biblioteca da 400 mila volumi, soprattutto opere greche e latine. Il segreto, pare irrealistico con l’esperienza miope di questi anni,
era l’Islam. Una religione che non imponeva la conversione, non deportava gli infedeli, promuoveva l’alfabetizzazione per poter leggere il Corano, ma anche lo studio e le scienze. Un Islam che faceva da ombrello per tutte «le genti del libro». Ben prima del Rinascimento di Leonardo e Galileo, da una torre di Cordova volò il primo aliante della storia, a Granada venne scritto il primo romanzo filosofico (una sorta di Robinson Crosue) e Averroé studiò Aristotele diventando il più celebre medico-filosofo del Medioevo. In Al Andalus comparve il primo dentifricio, arbiter elegantiarum della corte islamica era il «passero nero» Zyriab a cui sembra si debba anche l’adozione della tovaglia, dei pranzi con tre portate, dei bicchieri di vetro e dell’antenato della chitarra.