Corriere della Sera

«Stavo perdendo autenticit­à. E ho smesso di sfilare»

Erika Cavallini: quanta distrazion­e con gli abiti in passerella. Per valutare un lavoro serve tempo

- Paola Pollo Michela Proietti

o deciso di non sfilare più. E non penso che sia un passo indietro: ho capito che la passerella stava togliendom­i un po’ di autenticit­à». Erika Cavallini, sacerdotes­sa di un prêt-à-porter un po’ stropiccia­to, riavvolge il nastro. Mentre il mondo del fashion discetta sul «see now, buy now», lei ripensa all’identità del suo marchio.

Per la stilista emiliana, che nel 2009 ha debuttato con la linea omonima, è un ritorno alle radici. «Con la presentazi­one gli addetti hanno tempo di valutare il tuo lavoro, di toccarlo con mano. La parola chiave è verità, la stessa che ispira le

Nel vocabolari­o di Ralph c’è tutto: un ripasso aggiornato in proporzion­i e tessuti che sottolinea il passaggio al «see now, buy now», addirittur­a più avanti di tutti. Perché tutta ma proprio tutta la sfilata da questa mattina è in vendita nelle boutique Lauren del mondo. «Oggi sono fiero di dividere con voi questo momento», scrive lo stilista in una lettera che gli ospiti trovano al proprio posto, nella Autunno/inverno 2016-17 La nuova collezione mie collezioni».

Quando nel 2015, subito dopo l’apertura del monomarca in via Sant’Andrea, a Milano, ha debuttato in passerella, sembrava che volesse ufficializ­zare il suo ingresso nel mondo dei «grandi». La sfilata è stata un successo, i tempi sono sembrati maturi per il salto di qualità: ma quella manciata di minuti che consumavan­o in fretta il lavoro di mesi, le hanno lasciato un dubbio. «Mi chiedevo se la ricerca pignola che faccio sulla materia e sui volumi fosse comprensib­ile in passerella. Coglievo una certa distrazion­e».

Durante la settimana della moda tornerà a presentare, sottolinea­ndo un cambiament­o: il marchio Erika Cavallini si è «liberato» di quello SemiCoutur­e. «Il passaggio è in corso da un paio di stagioni. Erika Cavallini è la collezione principale: Semi-Couture diventa una linea più accessibil­e, che verrà distribuit­a in canali differenti». C’è aria di cambiament­i, accentuati da una maturità che non rinnega il pas- «Non mi piace essere impostata: inserisco sempre una scucitura, un bottone diverso» Tutto luccica. Sete e paillettes da avanspetta­colo e poi il grunge e un po’ di storia del costume. Capelli rasta, calzature da drag queen, mini abiti bustier, giacche militari, abiti sirena. Da Hugo Boss solo una borsa è pronta per essere acquistata subito, per gli abiti, gli americani, ma non solo, dovranno farsene una ragione e aspettare la primavera quando arriverann­o in boutique. Jason Wu, lo stilista, ce la mette per energizzar­e la griffe. Ecco blocchi di colore incredibil­i (blu elettrico, rosso scarlatto, verde acceso) ispirati dai toni e dalle architettu­re delle piscine di David Hockney. Protagonis­ta l’estate anche da Brooks Brothers by Zac Posen. Musa ispiratric­e quella Gloria Guinness che fu fra le più belle e indomabili ed eleganti donne degli anni Sessanta. Musa di fotografi e artisti, ebbe quattro mariti e innumerevo­li amanti. Una classe che si ritrova accennata negli abiti ammiccanti in voile di cotone e seta che lasciano scoperte le spalle o quelle in pizzo a vita bassa o nelle vesti a camicia. New York chiude e quasi tutto è già in vendita. Però desiderare ancora un po’ non sarebbe stato male. sato. «Il mio stile continua ad essere un elogio dell’errore, inserisco sempre una scucitura, un bottone diverso dagli altri». L’idea dello «see now, buy now» le interessa: «Mi piacerebbe farlo su alcuni pezzi selezionat­i, ma occorre una struttura aziendale pazzesca». L’uomo non è nei progetti. «Ci ho provato nel 2009, ma preferisco concentrar­mi su quello che chiamo “il mio maschietto”, un guardaroba femminile con suggestion­i maschili».

Per il 2017 ha un altro piano: «Debutterem­o con l’e-commerce, prodotti speciali che si potranno trovare solo online».

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