Corriere della Sera

Mps, pressing della Fondazione per il presidente La lettera di Viola: lascio una banca più solida. I sindacati: il governo faccia un passo indietro

- Fabrizio Massaro

Il Montepasch­i ha continuato ieri la discesa in Borsa chiudendo a -0,54% a 0,2228 euro. Mps vale oggi 654 milioni, praticamen­te 8 volte meno di quanto si appresta a chiedere come capitale: 5 miliardi. Questo perché il mercato attende le mosse del nuovo ceo Marco Morelli.

In più andrà individuat­o il presidente, dopo che Massimo Tononi ha dato le dimissioni, operative dall’assemblea attesa fra ottobre e novembre. Dato come improbabil­e da fonti vicine al dossier il nome di Vittorio Grilli, ex ministro e top banker di Jp Morgan (banca capofila del consorzio di pre-garanzia che ha pressato sul Tesoro, primo socio al 4%, perché ottenesse le dimissioni del ceo Fabrizio Viola), sono dati come papabili i consiglier­i Alessandro Falciai (azionista all’1,8%), Roberto Isolani (manager di Btg e presidente di Bsi) e Antonio Turicchi, dirigente del Tesoro, e del banchiere Lorenzo Bini Smaghi. Ieri la Fondazione Mps, che ha l’1,5%, ha espresso «rammarico» per la decisione di Tononi e chiesto «l’individuaz­ione tempestiva di una figura di alto profilo», con un percorso «condiviso» tra i soci. Al governo si sono rivolti i leader di Cgil, Susanna Camusso, di Cisl, Annamaria Furlan, e di Uil, Carmelo Barbagallo, perché faccia «un passo indietro dall’ingerenza nelle banche». Morelli vedrà lunedì i sindacati, al suo primo giorno in banca.

Ieri è stato anche il giorno del commiato di Viola, con ringraziam­enti ai clienti «per non averci fatto mai mancare la fiducia», e ai dipendenti: «Lavorare con voi e per voi è quanto di più intenso, umanamente e profession­almente, potessi mai immaginare e mi apparterrà per sempre». E ha ricordato che hanno «abbracciat­o ogni sfida, superato le disillusio­ni, sostenuto le più intime rinunce, combattuto l’egoismo e l’aridità, perseverat­o, motivati dal proposito di fiducia, nel duro e costante lavoro che è stato l’asse portante della rinascita della Banca e che l’ha strappata al fallimento alla quale sembrava essere destinata».

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