Il debutto
Paola Turci, 52 anni, è nata a Roma. Cantautrice, ha debuttato al Festival di Sanremo nel 1986. Tra i suoi brani più celebri «Bambini», «Sai che è un attimo», «Saluto l’inverno»
«Mi amerò lo stesso» è lo spettacolo tratto dal suo ultimo libro. L’immagine di donna forte, impegnata, decisa e dell’evento che ha spaccato in due la sua vita. Sarà in scena a Milano, dal 27 al 30 settembre al teatro Menotti. Regia di Emilio Russo
Sul palco ci sono due Paola Turci. L’artista di successo con 30 anni di carriera, ma anche la donna che nasconde tutte le sue insicurezze. «Avevo bisogno di smascherare un lato di me che stava prendendo il sopravvento», racconta Paola Turci, che dal 27 al 30 settembre porterà al teatro Menotti di Milano lo spettacolo, scritto con Alessandra Rucco, tratto dal suo libro Mi amerò lo stesso. Un viaggio teatrale nato guardandosi allo specchio. Scavando tra i riflessi della cantante affermata per far venire a galla tutte le sue sosia non autorizzate. «Con autoironia mi sono guardata dentro. È stata una scoperta».
È stata soprattutto la chiusura del cerchio, dopo 23 anni di inconsapevole attesa. «Nel 1993 mi ero iscritta a un corso di teatro, un’esperienza incredibile. García Lorca, Shakespeare. A Roma feci anche un provino davanti a Ettore Scola: il sogno era recitare». Poi il 15 agosto di quell’anno, durante un tour estivo, rimane vittima di un incidente stradale sulla Salerno-Reggio Calabria. «Mi sono spaccata la faccia e quella porta si è chiusa».
È tardi quando Paola esce dal teatro dopo le prove. A una decina di giorni dal debutto sta imparando tutto il copione del monologo a memoria. «Al centro dello spettacolo c’è la ricerca della bellezza e della diversità». Nel 1988 si presentò a Sanremo con un brano intitolato «Sarò bellissima». «Ho sempre cercato di essere diversa. Da bambina chiedevo a mamma: “Sono carina?”. E lei mi rispondeva: “Sì, sei normale”». Poi l’incidente ha ribaltato ogni prospettiva. «Da quel giorno ho iniziato a cercare quella normalità che da piccola rifiutavo».
La musica, poi il libro (uscito nel settembre di due anni fa), ora lo spettacolo teatrale. «Vivo un bisogno spasmodico di raccontare i miei sentimenti e nello stesso tempo di chiedermi sempre il perché delle cose». Cambia il modo di dirlo e tutto cambia. «Col passare degli anni il formato canzone, con l’obbligo della metrica, ha iniziato a starmi stretto. Per questo ho cercato nuove forme narrative, che mi lasciassero uno spazio vuoto e aperto davanti».
Paola sta ascoltando una canzone di Sia. La segue sulle corde della sua chitarra, indispensabile interprete di ogni cosa che le succede. «Non ascolto musica nuova per cercare Ieri e oggi A sinistra, Paola Turci agli inizi della sua carriera. A destra, sulla copertina di «Io sono», uscito ad aprile 2015 L’incidente Volevo recitare, feci anche un provino con Scola, ma la porta si chiuse con l’incidente
magari cambiando i suoni, aggiungono dei coriandoli tecnologici. Ma sono dettagli: la sostanza artistica resta forte». Come le basi del suo prossimo disco. «Ho una canzone molto forte, in cui credo molto. Vorrei portarla a Sanremo». E sarebbe la chiusura di un altro cerchio.