Cecchetto e Porcellato, i record dei veterani. Alex d’argento
Paralimpiadi, oro e bronzo nell’handbike. A Zanardi non riesce il bis quindici anni dopo l’incidente
«In passato abbiamo ingaggiato corridori che avevano lo sponsor e non mi vergogno a dirlo. Ramon Carretero? Certo che l’avevo preso per i soldi, c’era un progetto con Panama e la Cina che mi salvava la squadra. Ha fatto una str… si è dopato. Ma che c’entra col fatto che era sponsorizzato dal padre?».
Così parlò al Corriere Angelo Citracca, team manager del Team Southeast, uno dei tre deferiti dalla Procura del Coni al Tribunale della Federciclismo. Carretero, figlio di un facoltoso imprenditore panamense, arrivò in Italia nel 2014 con palmares ciclistico nullo ma accompagnato dal cospicuo assegno di papà che lo voleva professionista a tutti i costi. Maglia nera fin dal primo metro al Giro 2015, si ritirò prima di farsi beccare dall’antidoping. Anche per arrivare ultimo aveva bisogno di Epo. Nella
Ci si aspettava l’ennesimo acuto di Alex Zanardi. C’è stato solo in parte. La Paralimpiade di Rio ha regalato le splendide emozioni di due veterani dello sport paralimpico azzurro, entrambi con la handbike nella gara in linea: Paolo Cecchetto ha vinto l’oro, Francesca Porcellato il bronzo, ma a coronamento di una carriera straordinaria, cominciata a Seul 88 e che non vede fine.
Cecchetto è una bella sorpresa di questi Giochi. Legnanese, 49 anni, alla sua seconda Paralimpiade, si è imposto per la prima volta in un grande evento internazionale. È in carrozzina da quando aveva 22 anni per un incidente in moto, ma lo sport è stato subito centrale nella sua vita. «Mi piacevano quelli di squadra: basket in carrozzina a Cantù e ice sledge a Varese, ma anche atletica». Vide per la prima
Secondo Alex Zanardi, argento nella gara in linea Oggi è ancora in gara con il team relay, assieme a Vittorio Podestà e Luca Mazzone (Reuters) memoria difensiva depositata al Coni per difendersi dalle contestazioni, Angelo Citracca spiega: «Il valore sportivo di una squadra è condizione sine qua non per ottenere la licenza internazionale e fino ad oggi l’Uci non ha contestato alcuna carenza di valore ai nostri atleti». Ha ragione: per la Federazione internazionale quando ci sono i soldi il merito passa in secondo piano. Puoi ingaggiare chi credi e anche se perdi tutte le partite non retrocedi mai. Nel professionismo delle due ruote non c’è la serie C. E a fronte di un Carretero «pagante» capita che il toscano Matteo Mammini, dilettante di gran valore, non passi professionista perché, stando alle sue dichiarazioni, avrebbe respinto la richiesta del manager Androni Gianni Savio di raccogliere 50 mila euro per sponsorizzarsi da solo.
La difesa Abbiamo ingaggiato in passato corridori che portavano sponsor, ma l’Uci non ha mai contestato il valore sportivo dei nostri atleti
volta l’handbike a una maratona: «Me ne innamorai». Ora il podio più alto ai Giochi brasiliani del cuore. Francesca Porcellato ha compiuto una impresa storica. Ha vinto medaglie in edizioni differenti dei Giochi (estivi e invernali) in tre sport diversi: prima l’atletica, in tutte le distanze, poi l’oro di Vancouver nello sci di fondo. Unica al mondo, lei che usa la carrozzina da sempre, paraplegica per un incidente quando aveva diciotto mesi.
Doveva essere il giorno di Alex, l’ennesimo. Lo è stato, anche senza il secondo oro. Lo inseguiva esattamente 15 anni dopo quel 15 settembre 2001, giorno dell’incidente. «Essere qui vale più di qualsiasi medaglia, ma se c’era qualcosa da festeggiare questo era il miglior modo». «Questo» è una medaglia d’argento con la sua handbike nella gara in linea a Rio, arrivata in volata dietro a uno dei suoi rivali di sempre, il sudafricano Ernst Van Dyk: «Siamo ai Giochi e si è strafelici se si vince, ma anche se si è il primo dei perdenti». Oggi il team relay, dove è insieme a Vittorio Podestà, l’uomo che gli ha fatto scoprire l’handbike un giorno in un autogrill, e Luca Mazzone, argento ieri nella gara in linea dopo l’oro nella crono. Tre campioni del mondo che fanno l’Italia favorita.
Ieri argento anche per Federico Morlacchi, che aveva vinto il primo in questa spedizione brasiliana e si è imposto nei 100 farfalla S9. Intanto, con 30 medaglie (8 d’oro) l’Italia paralimpica ha già superato le 28 medaglie vinte a Londra e anche quelle olimpiche di Rio.