Corriere della Sera

La distruzion­e di Aleppo

Oltre 90 morti in 150 raid L’operatore umanitario: «In 5 anni di guerra una furia mai vista, usano il fosforo bianco»

- Di Marta Serafini

«Ci hanno scaricato addosso di tutto, in cinque anni mai vista una furia simile», raccontano i medici della clinica di Uossm, nel sobborgo di Khan Tuman, Aleppo. La città siriana è un inferno, da quando sono ripartiti i raid dopo la fine della tregua. Da allora la carneficin­a non si è mai fermata. (Nella foto, una madre con i suoi bambini tra le rovine)

«Quattro dei nostri colleghi sono morti. Uno è ancora in gravi condizioni». Ahmad Dbais, direttore operativo di Uossm, organizzaz­ione per il soccorso medico in Siria, era ad Aleppo quando sono ricomincia­ti i raid dopo la fine della tregua. «Ci hanno scaricato addosso di tutto, in cinque anni non abbiamo mai visto una furia simile», spiega al Corriere via telefono.

La clinica di Uossm, nel sobborgo di Khan Tuman, a sudovest della città, è stata colpita nella notte di mercoledì. Da allora la carneficin­a non si è mai fermata. Il regime di Damasco, dopo aver annunciato la nuova offensiva, ha mantenuto la parola e con l’aiuto di Mosca ha ripreso a bombardare senza sosta la città. Solo nella giornata di ieri sono stati 91 i morti. «Ormai i soccorrito­ri non riescono nemmeno a recuperare tutti i corpi», continua Dbais mentre tenta di rientrare nei quartieri più colpiti per raggiunger­e i suoi colleghi. Oltre 30 i raid, secondo l’Osservator­io per i diritti umani, 100 in totale da giovedì, più di 150 per Al Jazeera. Particolar­mente colpita la zona ovest di Bashqateen, dove una famiglia di 15 persone è stata interament­e spazzata via, compresi 6 bambini.

Le immagini postate in Rete dall’Aleppo Media Center mostrano più di 40 edifici colpiti, ma soprattutt­o testimonia­no il lavoro dei soccorrito­ri che, senza sosta, scavano nella polvere e tra i detriti per cercare di recuperare donne, bambini, anziani. Anche tre dei quattro centri degli Elmetti bianchi, gli operatori della difesa civile, sono stati presi di mira. Un’autoambula­nza —una delle poche rimaste— è finita in mille pezzi.

«I bombardame­nti sono violentiss­imi, usano di tutto: dalle bombe a grappolo (vietate dalle convenzion­i internazio­nali, ndr), passando per i barrel bomb (i barili bomba) fino al fosforo bianco», dice ancora Dbais. Parole che confermano le accuse mosse al regime e al governo russo di star impiegando ogni tipo di arma contro la popolazion­e civile.

E mentre Aleppo conta i morti, circola l’ipotesi di un intervento di terra delle truppe di Damasco nei quartieri della città controllat­i dai ribelli. Soldati di Assad casa per casa dunque? «Dipende dal risultato di questi raid», hanno spiegato fonti militari di Damasco alla France Presse. Mosca, d’altro canto, secondo fonti citate dal Guardian nega questa opzione. Ma al di là delle speculazio­ni è evidente come per Assad l’obiettivo sia portare a termine la battaglia di Aleppo iniziata in agosto e mettere in ginocchio l’opposizion­e per salvare se stesso.

«Al momento, tutte le vie di accesso alla città sono bloccate, compresa la Castello Road (la strada che permette ai ribelli di rifornire i loro quartieri, ndr)», conclude Dbais. Difficile dunque prestare aiuto ai feriti. «Abbiamo 24 automobili con cui ci spostiamo per la città ma è sempre più complicato

La furia del regime Tutte le vie di accesso alla città sono bloccate, non arrivano aiuti da tre settimane

farle entrare». Da più di tre settimane ormai non arrivano aiuti umanitari. Secondo le stime, sono 250 mila le persone che necessitan­o di cibo, acqua, farmaci. Ma il raid che ha colpito il convoglio della Mezzaluna Rossa lunedì ha tolto ogni speranza.

Sul fronte diplomatic­o, il segretario di Stato Usa John Kerry, dopo un nuovo incontro a New York a margine dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, con la contropart­e russa, il ministro Sergei Lavrov, ha parlato di un «piccolo progresso» nei colloqui e di «alcune rispettive idee, che stiamo valutando in modo costruttiv­o». Uno spiraglio davvero stretto. Mentre l’inviato speciale delle Nazioni Unite, Staffan de Mistura, ha definito l’ultima riunione del Gruppo di Supporto sulla Siria «lunga, difficile e deludente».

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In salvo In un filmato postato in rete il salvataggi­o di un bambino estratto vivo dalla macerie ad Aleppo. Dall’inizio della guerra, nel 2011, ad oggi sono 500 mila le vittime. Di queste, molti sono donne e bambini
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