«Mi dicevano: bravissima, ma non puoi vincere»
«Dopo quel mio post su Facebook mi ha scritto anche un rettore di un’università del Nord: mi diceva che loro ci stavano provando ma era difficile superare la “concezione proprietaria” dei concorsi in Italia: parole testuali». Roberta D’Alessandro (foto) sa quanto pesino le parole: 43 anni, originaria di Arielli, in provincia dell’Aquila, docente di Linguistica all’Università di Leida in Olanda, qualche mese fa è finita sulle prime pagine dei giornali per un post in cui polemizzava con la ministra dell’Istruzione Stefania Giannini dicendole che aveva fatto male a «vantarsi» dei successi dei ricercatori italiani nei bandi europei: come la maggior parte dei suoi colleghi, infatti, anche lei lavorava ormai da anni all’estero per colpa dell’opacità del sistema italiano dei concorsi. «Non sa quante volte sono stata bocciata con lode: venivano da me e mi dicevano “Lei è bravissima, peccato che non potesse vincere”. In un caso ci fu un commissario che arrivò a chiedermi di eseguire la prova scritta insieme alla candidata predestinata. E intanto, mentre perdevo l’ennesimo concorso in Italia, vincevo la prima borsa a Cambridge. Da lì, poi, in Canada e infine in Olanda dove sono diventata professore ordinario a 33 anni». Dopo le polemiche del febbraio scorso, Roberta ha ricevuto decine di offerte da università italiane. Colleghi che cercavano di farla tornare sfruttando il bando per il rientro di 500 cervelli lanciato da Matteo Renzi. «Il problema è che guadagnerei molto meno, perché mi farebbero rientrare con lo stipendio di un professore associato, ma io non sono ricca di famiglia e dovrei pure mantenere mio marito che perderebbe il suo posto qui». In un caso («Non le dico dove neppure sotto tortura, ma non è un’università del Sud»), il rettorato si era anche offerto di colmare la differenza economica ma poi qualcuno ha spiegato a Roberta che c’era già un’altra persona da «sistemare» in dipartimento.