Corriere della Sera

L’Istat rivede (al ribasso) la crescita Nel 2015 il Pil si è fermato allo 0,7%

Padoan: niente flessibili­tà, avanti con le risorse che ci sono. Estesi gli aiuti alle aree di crisi

- M. Sen.

L’Istat rivede al ribasso le stime sulla crescita del Prodotto interno lordo. Nel 2015 l’incremento accertato è stato dello 0,7% e non dello 0,8% sull’anno precedente che, in sede di revisione dei conti, riserva un’altra sorpresa. Nel 2014, infatti, il Pil è aumentato dello 0,1%, e non diminuito dello 0,3%. La revisione del Pil non ha effetto sul rapporto con il deficit, che nel 2015 resta al 2,6%, migliora quello con il debito, che da 132,7% viene ricalcolat­o al 132,2% e non dovrebbe avere impatto sui conti del 2016 e del 2017. Anche se la rivisitazi­one dei fattori di crescita svela elementi positivi.

I nuovi dati evidenzian­o per il 2015 una crescita dei consumi dell’1% e soprattutt­o degli investimen­ti fissi lordi, pari all’1,3%, dati che fanno sperare il governo in un effetto di trasciname­nto sul 2016. Il presidente del Consiglio è comunque soddisfatt­o, e non solo perché come nota il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, con questa revisione l’avvio della ripresa economica, riportato al 2014, arriva a coincidere con Philip Morris. «Abbiamo fatto le riforme e ottenuto i risultati, adesso possiamo parlare in Europa» ha detto il premier, intenziona­to a sfruttare tutti i margini di bilancio possibili. Anche se dalla Ue «non ci sarà nuova flessibili­tà» ha detto Padoan al Tg1. «Confermiam­o l’ecobonus del 65% per gli adeguament­i sismici. E poi tutti i soldi per le messa in sicurezza delle scuole, saranno fuori dal patto di Stabilità», come quelle per l’ immigrazio­ne. «Andremo avanti utilizzand­o nella miglior maniera possibile le poche risorse disponibil­i» dice Padoan, convinto come Renzi di poter arrivare nel 2017 ad una crescita dell’1%. Il deficit verrà lasciato scivolare dall’1,4% tendenzial­e almeno al 2,4%. Ma bisognerà garantire una riduzione anche minima del deficit «struttural­e», far scendere il rapporto tra il debito e il Pil. Possibilme­nte, e semplifich­erebbe tutto, già da quest’anno. Lunedì il governo approverà l’aggiorname­nto del Def con le nuove stime sull’economia, il quadro per la prossima manovra che sarà di circa 20-25 miliardi. Ieri sono stati varati i primi correttivi al Jobs act, con la tracciabil­ità dei voucher e l’estensione degli ammortizza­tori sociali alle aree di crisi complessa.

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