Corriere della Sera

Merkel-Hollande, un nuovo caso per Roma

Mercoledì a Berlino i due insieme a Juncker per parlare di digitale con il gotha dell’industria europea La Commission­e e il governo tedesco minimizzan­o, ma c’è l’ombra dello strappo di Bratislava

- Di Paolo Valentino

Mercoledì prossimo a Berlino la cancellier­a Angela Merkel, il presidente francese François Hollande e quello della Commission­e europea Jean-Claude Juncker parteciper­anno alla European Round Table of Industrial­ists (Ert), il forum che dal 1983 mette insieme i capi delle maggiori aziende d’Europa. Al centro dell’evento sarà l’Agenda digitale, l’ambizioso progetto che punta a unificare il mercato europeo e a creare le Silicon Valley del Continente. Anche il Commissari­o (tedesco) per l’agenda digitale, Günther Oettinger, sarà presente.

Non ci sarà Matteo Renzi. E questo ha subito fatto sollevare le sopraccigl­ia ad alcuni. È l’ennesima esclusione dell’Italia dai forum che contano, tanto più su un tema come quello digitale, che il presidente del Consiglio ha particolar­mente a cuore? O è la «punizione» per le sfuriate di Matteo Renzi contro Merkel e Hollande dopo Bratislava?

Prima di ricadere nella italianiss­ima sindrome di Violetta, l’eterno rovello di non sentirsi amati o non piacere abbastanza, vediamo i semplici fatti. La Ert esiste dal 1983, frutto dell’iniziativa di due storici commissari europei, il visconte belga Étienne Davignon e il francese François Xavier Ortoli, nonché di un gruppo di imprendito­ri a forte vocazione europeista, fra i quali Umberto Agnelli. Da allora la Ert si è riunita con cadenza annuale. Nell’ultimo anno e mezzo c’è stata un’accelerazi­one, sovrappone­ndosi alla Conferenza tecnologic­a franco-tedesca: ci sono stati due incontri, nel giugno 2015 a Berlino e nell’ottobre dello stesso anno a Parigi. Quello di mercoledì è il terzo. Il format imprendito­riale è ricco, con il gotha dell’industria europea, compresi alcuni italiani come Vittorio Colao (Vodafone), John Elkann (Fca), Carlo Bozotti (Stm), Rodolfo De Benedetti (Cir) e Claudio Descalzi (Eni). Ma quello politico è sempre stato ristretto: i leader di Francia e Germania, Juncker e il suo commissari­o all’agenda digitale.

«Un incontro assolutame­nte ordinario», come si è affrettato a precisare Il portavoce della cancellier­a Steffen Seibert: «Un incontro assolutame­nte ordinario» il portavoce della cancelleri­a? E nulla a che vedere con i vari formati dove si ritrovano i leader degli Stati europei, come ha detto la portavoce della Commission­e di Bruxelles? Dunque nessuna esclusione per Renzi? A favore di questa tesi si può ricordare che a Maranello è stata decisa la convocazio­ne all’inizio del 2017 a Berlino di un vertice italo-tedesco interament­e dedicato all’agenda digitale, al quale parteciper­anno anche Renzi e la cancellier­a.

Eppure l’assenza del presidente del Consiglio mercoledì non è priva di fumus. Intanto perché nell’iconografi­a europea le cronologie e le percezioni contano. E questo incontro, dove Merkel e Hollande o Merkel, Hollande e Juncker troveranno sicurament­e il tempo anche per uno scambio di idee sull’Europa in generale, cade dopo il botta e risposta di Bratislava, con Renzi inutilment­e arrabbiato e Angela Merkel furbamente stupita della reazione dopo l’unanimità registrata in Consiglio. Ci sono pochi dubbi che in un altro clima, meno avvelenato e polemico, sarebbe stato quasi ovvio che Parigi e Berlino estendesse­ro anche al premier italiano l’invito alla riunione berlinese dell’Ert. Così non è stato ed è un’occasione sprecata. Per loro innanzitut­to, ma anche per noi.

Sul fondo resta il dilemma se la linea dello scontro a posteriori (ma non poteva Matteo Renzi mettere a verbale in Consiglio europeo il dissenso dell’Italia sullo scandaloso documento di Bratislava?) o la tentazione di far da soli che solletica il premier siano veramente la strada maestra per il nostro modo di stare in Europa.

«Incontro ordinario»

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