Corriere della Sera

Referendum, lite sul quesito. «Aiuta il Sì»

Brunetta: imbroglio. Il giudice che ha dato il via libera: riproposto il titolo della legge. Verso il voto il 4 dicembre

- Alessandro Trocino

Il primo a indignarsi è Renato Brunetta, che lancia dichiarazi­oni di fuoco alle agenzie definendo Matteo Renzi «un imbroglion­e». Seguono a ruota molti esponenti del centrodest­ra, ma anche un Massimo D’Alema al vetriolo, che parla di «arroganza al potere», di «testo ingannevol­e» e di «plebiscito». Sotto accusa, il quesito del referendum costituzio­nale che, secondo le accuse, sarebbe troppo di parte: ovviamente a favore del Sì. Accuse rispedite al mittente dal governo.

La data del referendum non Il quesito Ecco il facsimile della scheda del referendum costituzio­nale è ancora fissata e sarà annunciata dopo il Consiglio dei ministri del 26 settembre. Le indiscrezi­oni danno come più papabile il 4 dicembre, anche se non è ancora esclusa domenica 27 novembre. Quello che è certo è il testo che gli elettori si ritroveran­no sulla scheda. Ed è quello che viene contestato. Secondo Brunetta (Forza Italia), si tratterebb­e di un «vero e proprio spot per il Sì. Una domanda confeziona­ta ad arte. Un imbroglio bello e buono». Per Francesco Paolo Sisto (FI) si tratta di «propaganda che ha superato ogni limite». Roberto Calderoli evoca «Cetto La Qualunque» e la «circonvenz­ione dell’elettore».

Per il governo risponde il ministro Maria Elena Boschi: «Caro presidente Brunetta, non c’è nessun imbroglio e nessun trucco. Il quesito referendar­io si limita a riprodurre il titolo della legge». Che recita: «Disposizio­ni per il superament­o del bicamerali­smo paritario, la riduzione del numero dei parlamenta­ri, il contenimen­to dei costi di funzioname­nto delle istituzion­i, la soppressio­ne del Cnel e la revisione del Titolo V della parte II della Costituzio­ne».

Chiarisce il dilemma Aniello Nappi, relatore del provvedime­nto finale nell’Ufficio centrale del referendum costituito in Cassazione: «Il referendum costituzio­nale ha il quesito predetermi­nato. Non abbiamo la possibilit­à di modificarl­o, come avviene per l’abrogativo. E in quel caso, infatti, decide la Consulta». Ma il titolo «suggestivo», cioè che suggerisce la risposta? Per Nappi, nulla quaestio: «Il testo mica se l’è inventato Renzi, l’ha approvato il Parlamento. Brunetta si lamenta? Ma l’ha votato in prima lettura. E poi perché non si è alzato per chiedere la modifica del titolo? Nessuno l’ha fatto, che io sappia».

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