Corriere della Sera

L’intelligen­ce Usa sulla cyber guerra «Vogliono influenzar­e le elezioni»

Dito puntato contro Putin dopo l’hackeraggi­o ai danni di Yahoo! e della Casa Bianca

- Guido Olimpio @guidoolimp­io © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Mayer sapeva L’ad di Yahoo! era a conoscenza da luglio del furto, prima della vendita a Verizon

Ci sarà una October Surprise per il voto Usa? Un evento capace di condiziona­rlo in modo clamoroso? Molti, nei corridoi della politica americana, se lo aspettano. E chi milita nel campo democratic­o teme che possano uscire nuove email imbarazzan­ti per Hillary Clinton e l’amministra­zione Obama. Paure che crescono man mano che trapelano informazio­ni sulle scorrerie dei ciber-pirati. Alcune profonde, altre rappresent­ate da semplici quanto significat­ivi gesti dimostrati­vi come la diffusione del passaporto della first lady Michelle Obama. Mentre l’intelligen­ce statuniten­se - secondo indiscrezi­oni sui media - starebbe indagando sui rapporti tra Carter Page, uomo d’affari vicino a Trump, e ambienti ufficiali russi. Contatti durante i quali l’emissario del miliardari­o avrebbe promesso la fine delle sanzioni in caso di vittoria.

L’ultimo attacco, che ha sottratto a Yahoo! i dati di 500 milioni di clienti, ha avuto un grande impatto. Marissa Mayer, Ad di Yahoo! dal 2012, sapeva sin dallo scorso luglio prima della vendita del «core business» a Verizon per 4,8 miliardi di dollari - del furto ma, ha svelato il Financial Times, ha preferito tenere la notizia per sé. I dirigenti della compagnia sono stati lesti nell’attribuire la colpa ad hacker sponsorizz­ati da uno stato straniero. Si sospetta dei russi e dei cinesi. Però, qualche esperto è parso cauto. Chi si intende di questo tipo di minacce sembrerebb­e propendere invece per bande criminali, interessat­a a carpire «merce» da rivendere sul dark web. Gli «incursori» sarebbero più interessat­i ai numeri delle carte di credito, ai conti bancari, ai riferiment­i strettamen­te personali. Ossia un bottino che può permettere di organizzar­e truffe, saccheggia­re depositi, usare denaro non proprio.

Le analisi alimentano tensioni e teorie. La diffusione di messaggi di alti esponenti della politica statuniten­se possono avere un’origine locale ma anche essere parte di una partita più complessa. Due autorevoli esponenti del Congresso, Dianne Feinstein e Adam Schiff, hanno sostenuto che Vladimir Putin vuole influenzar­e le presidenzi­ali americane. Affermazio­ne che arriva dopo un briefing per i parlamenta­ri da parte dell’intelligen­ce. Un rapporto dedicato proprio alla ciber guerra che i servizi segreti russi hanno lanciato contro target statuniten­si. Operazioni estese anche ad alleati importanti. Fonti della sicurezza tedesca hanno rivelato ieri che almeno due partiti e numerosi media hanno subito infiltrazi­oni da parte di hacker. Le indagini porterebbe­ro sempre a Est, in Russia. Una ripetizion­e di quanto avvenne in passato con gli assalti cibernetic­i a istituzion­i e personalit­à.

Da tempo l’Alleanza atlantica ritiene che i rivali abbiano ampliato il loro network via web. Unità di 007 sono affiancati da team di hackers, degli specialist­i ingaggiati per infilarsi nei database occidental­i, per rubare notizie sensibili, comunicazi­oni. Alcuni possono rappresent­are dei segreti, altri diventano strumenti di ricatto. O comunque utili ad una campagna di pressione. Missioni che iniziano con l’invio di un messaggio di posta elettronic­a in apparenza innocuo, ma che in realtà è una sorta di uncino che apre un varco attraverso il quale i pirati agganciano la rete avversaria. Una volta aperto lo spazio scavano all’infinito.

Dmitri Alperovich, responsabi­le della compagnia di sicurezza CrowdStrik­e, hanno sottolinea­to come in alcune situazioni due nuclei di hackers russi abbiano preso di mira lo stesso obiettivo, cercando gli stessi dati. A suo giudizio sembra esserci una gara o una concorrenz­a tra l’Fsb, l’intelligen­ce civile, e il Gru, lo spionaggio militare.

A Washington sono convinti che buona parte dei colpi sia da attribuire a Mosca, senza però dimenticar­e gli agguerriti cinesi che negli ultimi due anni avrebbero portato via il possibile e l’impossibil­e. Dalla Russia e dalla Cina negano ogni responsabi­lità, ma rispondono ricordando quanto combinato dall’Nsa americana in questi anni, anche contro i partner. Una battaglia che non si ferma e continuerà con nuove sorprese, specie in occasione di eventi politici di grande rilevanza.

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Il passaporto La copia del passaporto di Michelle Obama è stata pubblicata online

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