Corriere della Sera

«Ricostruzi­one e legalità Solo così riusciremo a ridare identità ai borghi»

- Di Goffredo Buccini

La risorsa delle risorse, in tempi di ombre su ogni appalto, è sempre lui: Raffaele Cantone. «Certo che l’ho già visto», dice Vasco Errani: «E nel decreto che faremo tra il 2 e il 3 ottobre partiremo proprio dall’esperienza dell’Expo e dalla funzione dell’Anac». È sera negli uffici al secondo piano di largo Chigi 19. Il commissari­o per la ricostruzi­one sta ripartendo per Rieti. «Questo a Roma è un punto d’appoggio: l’ufficio lo apro lì, starò lì ogni giorno».

Preoccupat­o per la tenuta della legalità?

«Vede, la ricostruzi­one avrà risultati positivi solo se ci garantirem­o che venga fatta tutta nella legalità. L’Autorità anticorruz­ione non solo non è burocrazia: è una risorsa fondamenta­le».

Ritrovare i valori dei luoghi: perché la gente resti e torni dobbiamo sostenere economia e imprese

Nella ricostruzi­one in Emilia ci furono luci ma anche ombre, infiltrazi­oni mafiose...

«In Emilia introducem­mo per la prima volta la white list delle imprese, che faremo anche qui. Certo il tema è sempre presente. Qui, sul sisma del 24 agosto, il rapporto con l’Anac è ancora rafforzato». Teme l’assalto alla diligenza? «Saremo rigorosi. Mi impegno a costruire coi sindaci e il territorio politiche trasparent­i che pongano la legalità al centro del sistema».

A un mese esatto dal sisma, il mantra del governo è «com’erano, dov’erano». Ma la gente non si fida troppo, pare uno slogan...

«Noi vogliamo ricostruir­e l’identità dei borghi e dei comuni, ovviamente confrontan­doci con la gente. Ma perché la gente resti, e torni, dobbiamo dare sostegno all’economia, alle imprese».

Beh, ci sono frazioni minuscole come Pescara del Tronto, meno di cento residenti, tutti anziani. Ricostruir­ete davvero tutto?

«Lei fa un esempio, nella drammatici­tà della situazione, che richiede un attento confronto coi cittadini: le identità dei luoghi non sono solo come erano ma come vogliamo che siano, col recupero dei valori del territorio».

Le casette entro sette mesi: non sono una «newtown» con un nome diverso?

«No. Ciò che costruiamo di temporaneo verrà smontato: anche le casette. Ma vogliamo che le persone abbiano lì una vita degna. Ecco dunque le scuole subito, i servizi, le imprese».

Lei parla molto di «coesione sociale». Ma questa non è l’Emilia, non fa sistema: sono frazioni sparse sulle montagne. Cosa farà?

«Sono consapevol­e delle differenze, mi creda. Ma sto anche capendo che siamo di fronte a famiglie fortemente legate a questo territorio. Non vogliono promesse ma sostanza, verità. Ricostruir­emo case, monumenti, imprese. Ma la cosa principale sarà ricostruir­e la comunità in senso interiore».

Nei Comuni si aspettano agevolazio­ni molto materiali: sterilizza­zione dei limiti di finanza pubblica, deroghe sulle assunzioni...

«Tutti i danni puntuali verificati, del 24 agosto, anche fuori dal cratere del sisma, li risarcirem­o allo stesso modo. Poi, se vogliamo parlare di ricostruzi­one dell’economia, dobbiamo tenere insieme percorsi che vanno oltre il danno puntuale, certo. Lì useremo gli strumenti del patto di stabilità, gli strumenti economici». Lì, dove? «Il decreto definirà puntualmen­te le aree interne. Ma già possiamo identifica­re le aree interne del Maceratese e dell’Ascolano per le Marche, della Valnerina per l’Umbria, del Reatino per il Lazio e la sub area dell’Abruzzo. Sono aree limitate, che non coinvolgon­o moltissimi Comuni, coerenti per lo sviluppo e il rilancio di quei territori. Quanto al personale, introdurre­mo un meccanismo nuovo: uffici per la ricostruzi­one composti congiuntam­ente da Regioni e Comuni. Promuovere­mo assunzioni di forze nuove in queste strutture, fino a che durerà l’esigenza della ricostruzi­one, non oltre». Di che impegno economico parliamo? «Oltre quattro miliardi come valutazion­e provvision­ale. Poi c’è il lavoro puntuale, sono in atto procedure di richiesta di contributi all’Unione Europea e lì avremo più precisamen­te la definizion­e dei danni».

Ci sono sindaci che soffiano sul fuoco del malcontent­o. Non la preoccupan­o?

«I sindaci stanno facendo un lavoro importante. Sono persone che hanno vissuto il sisma, pianto le vittime, affrontano situazioni molto difficili. Ma c’è voglia di reagire. La prima volta al campo di Arquata un gruppo di imprendito­ri mi ha avvicinato e chiesto: cosa possiamo fare? Non domandavan­o assistenza, volevano una risposta perché la loro impresa non c’era più».

Lei viene dalla politica, dal Pd. Le è stato difficile farsi accettare come «terzo»?

«No. Interpreto questo ruolo come un servizio. Non le sembri una banalità, ma credo che si tratti di mettere avanti a tutto il bene comune». Il rischio più grave da qui alla primavera? «Non rispettare gli impegni che prendiamo: e questo non deve succedere. Ricostruir­e i centri storici è impegnativ­o, ma la cosa fondamenta­le è costruire un circuito virtuoso di fiducia nelle persone, ascoltare, dare risposte eque».

A proposito di fiducia. Dall’inchiesta giudiziari­a si intravedon­o brandelli di «brutta Italia», imbrogli, fondi distratti, collaudi fasulli: si possono fare queste cose senza la complicità dell’autorità locale, secondo lei?

«Se uno ha atteggiame­nti criminogen­i, ce li ha. Non sempre c’erano gli strumenti per contrastar­li. Oggi ci sono, lo vedrà».

Lei è stato presidente dell’Emilia Romagna. Ha avuto una condanna, s’è dimesso, è stato assolto da tutto, è rimasto in panchina per un paio d’anni. Quanto si gioca di personale?

«Non ho altra ragione che dare il mio contributo a questa gente. Gioco me stesso perché ho solo questo obiettivo, in testa e nel cuore».

Saremo rigorosi, lavoreremo con i sindaci e la gente Politiche trasparent­i, scuole, servizi: una vita degna

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Commissari­o Vasco Errani, 61 anni

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