IL BALLETTO DEL DOPO-BREXIT MAY SCONFESSA JOHNSON
Prima o poi il balletto finirà e sapremo come e quando Londra deciderà di premere il cosiddetto «grilletto» per la Brexit, ossia l’articolo 50 che apre il negoziato per il divorzio dall’Unione Europea. Al momento quello che si capisce è che nel governo di sua maestà convivono due linee: quella della prudenza sui tempi (la «soft Brexit») di cui è interprete il cancelliere dello scacchiere Philip Hammond e quella dell’accelerazione (la «hard Brexit») di cui sono interpreti i vincitori del referendum di giugno. È una partita politica interna e internazionale delicata, per cui gli oscillamenti si comprendono. Di certo, è anche il trampolino che Boris Johnson, ministro degli Esteri, sta cercando per rilanciarsi dopo lo smacco della defenestrazione nella corsa alla leadership tory. L’arrembante ex sindaco di Londra non perde occasione per riaffermare che all’inizio del 2017 il Regno Unito invierà la lettera con l’avvio delle procedure. Essendo il capo della diplomazia c’è da pensare che parli con cognizione di causa. In verità le sue esternazioni non stanno piacendo affatto alla premier Theresa May che rivendica correttamente per se stessa la valutazione finale. Appare quindi giustificata la severa tirata d’orecchie per il Foreign Office.
La posizione della May è chiara. «Brexit significa Brexit» ha detto, con ciò sgomberando il campo da fantasie su possibili ripensamenti. Il problema è che gli strappi non servono. L’economia del post referendum ha dato provvisori segnali positivi ma dalla City le grandi banche e i servizi finanziari, che temono di perdere il «passaporto» per le attività nel Continente, suggeriscono di procedere con cautela. Ecco perché Theresa May sta sondando in prima persona le diverse capitali: vuole capire qual è il punto limite oltre il quale Londra non può spingersi. Posizione saggia. Le trincee vanno preparate per bene. La Brexit è qualcosa di più importante della vanità e delle ambizioni di Boris Johnson. Sarà gennaio o sarò dopo. Ma lo deciderà Theresa May, fatti i calcoli politici giusti e senza scorciatoie.