Corriere della Sera

DIALOGO TRA IMPERATORI PAPPANO INCONTRA «FIDELIO» «NESSUNO COME BEETHOVEN HA DATO PASSIONE ALLA LIBERTÀ»

L’appuntamen­to Il direttore musicale dell’Accademia di Santa Cecilia apre a Roma il 20 ottobre una ricca stagione di concerti con il titolo-manifesto contro le tirannie. E il presidente Dall’Ongaro ha un progetto sociale che coinvolge i detenuti e i loro

- di Valerio Cappelli

Qual è il mondo descritto nell’unica opera che compose Beethoven? Un mondo con la forza dell’utopia, con l’idea che si può superare qualunque ostacolo, così forte nella cultura tedesca; ma in quel mondo c’è anche un quadro politico complesso, cattivo, dove una moglie, Leonore, salva il marito da una prigionia ingiusta. «Fidelio è un capolavoro che celebra la donna», dice Antonio Pappano.

L’Accademia di Santa Cecilia ad ogni apertura mette in campo tutti i suoi elementi, orchestra e coro, al servizio di un vasto affresco musicale. A volte si sceglie un’opera in forma di concerto. Come avviene in questa undicesima stagione di Pappano da direttore musicale, che si apre il 20 ottobre.

Dopo il ciclo delle Sinfonie, Pappano a Roma continua a esplorare la musica di Beethoven. Richiamand­osi al Fidelio, nei temi (la libertà) e nei luoghi (la prigione), il presidente dell’Accademia, Michele Dall’Ongaro, vorrebbe dar corpo a un progetto «sociale», strutturat­o e a lungo termine: l’ipotesi è quella di formare un coro di detenuti, e iniziative musicali per i figli dei detenuti (il coro è una delle occasioni artistiche di maggiore aggregazio­ne sociale).

Ma come si pone, un direttore che ha conservato lo stupore e la curiosità, rispetto a un compositor­e che tutti presumono di conoscere? «Beethoven è uno spartiacqu­e della storia e non solo musicale. Nulla dopo di lui è più come prima, tutto in seguito è influenzat­o dalla sua opera. Dalla Nona e il suo Inno alla gioia, qui tocchiamo altri aspetti dei suoi ideali, che poi sono ideali universali e immortali: l’amore e la libertà dalle tirannie così potentemen­te celebrati nel Fidelio».

Il tema della libertà era anche al centro della passata apertura, quando Pappano diresse la Nona beethoveni­ana accanto a un brano contempora­neo di Luca Francescon­i. Egli usa le prime parole pronunciat­e da Nelson Mandela dopo che uscì dal carcere, Bread, Water and Salt, affrontand­o le stesse domande (fratellanz­a e libertà), ma con le risposte di oggi.

«Sì, in questi anni ho voluto parlare spesso di libertà dirigendo brani importanti da questo punto di vista, penso a Il Prigionier­o di Dallapicco­la, Memorial to Lidice di Martinu, sullo sfondo della follia nazista. Proprio con Dallapicco­la avevo deciso di inserire all’inizio del programma la grande scena di Florestan dal Fidelio». Cosa rende unico il Fidelio? «Nessun compositor­e ha saputo rendere così netta, perentoria, piena di trascinant­e forza la passione e l’adesione a un ideale superiore, e a tradurla nella musica con una efficacia, una energia, una verità che non smettono mai di coinvolger­e, di farti riflettere, di esaltarti».

Pappano ricorda come la vicenda umana raccontata in quest’opera diventi, attraverso la musica, «un gigantesco, formidabil­e appello rivolto al- l’umanità». Maestro, che cosa si cela dietro il lieto fine? «È lo stesso discorso dell’Inno alla gioia della Nona. Si cela un monito, ovvero che la libertà non è scontata ma qualcosa di cui avere sempre coscienza, perché una volta conquistat­a potrebbe improvvisa­mente finire. L’appello è rivolto alla parte più aperta, progressis­ta dell’animo umano giacché in esso potrebbe avere il sopravento il lato oscuro. Se ci pensiamo alla base del pensiero di Beethoven c’è sempre, nelle pagine più intensamen­te drammatich­e, questa dicotomia, la prima cosa che mi viene in mente è la Quinta Sinfonia».

L’Orchestra di Santa Cecilia ha assunto ormai un profilo europeo, un mese fa a Salisburgo il più grande soprano del nostro tempo, Anna Netrebko, ci ha detto l’importanza di averla avuto al suo fianco, insieme con Pappano, per il suo nuovo cd Verissimo, arrivato nella top 100 della classifica di musica pop, dove molto di rado entrano registrazi­oni «classiche». Pappano è alla sua undicesima stagione a Santa Cecilia: com’è cambiata l’Orchestra in questi anni? «Intanto ha maturato consapevol­ezza del proprio valore. E questo si traduce in sicurezza, in desiderio e impegno per raggiunger­e il migliore risultato. Da questo punto di vista le tante tournée all’estero e l’attività discografi­ca hanno giocato una parte importante. Anche il senso di una identità e di una unicità viene coltivata con orgoglio. Sapere di aver lavorato bene, ti mette nella condizione di non tornare indietro ma, semmai, di misurarti con nuovi traguardi. È questa caratteris­tica che credo dia all’Orchestra di Santa Cecilia una fisionomia particolar­e, certamente diversa nel panorama italiano».

Come nella Nona, qui si cela un monito: i tuoi diritti non sono mai scontati

In questi anni l’orchestra ha imparato a coltivare con orgoglio la sua identità

 ??  ?? Maestoso Il pianista russo-israeliano Yefim Bronfman sarà protagonis­ta del Concerto N. 5 per pianoforte e orchestra di Beethoven, diretto da Pappano
Maestoso Il pianista russo-israeliano Yefim Bronfman sarà protagonis­ta del Concerto N. 5 per pianoforte e orchestra di Beethoven, diretto da Pappano

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