Da Mahler a Rachmaninov tra i protagonisti c’è il coro
E per la musica barocca, un confronto tra due filosofie
«Siamo ai vertici del panorama concertistico mondiale, qui la gente viene per sentire i grandi autori e applaudire i grandi nomi ma Bach, Haydn o Beethoven non possono risultare un dejà vu, bisogna lavorare sulle interpretazioni e dialogare con gli interpreti». Il direttore artistico Michele Dall’Ongaro non si svilisce in false modestie ma, consapevole del livello raggiunto dall’orchestra di Santa Cecilia, traccia la strada da percorrere nella stagione 2016-17. «A Vienna abbiamo suonato l’ottava di Bruckner e a Parigi Saint-Säens, non “O sole mio”, l’orchestra è tra le migliori al mondo, grazie a Pappano e agli altri grandi maestri che lavorano con noi».
L’elenco parla da solo e sovente si sovrappone all’altro elemento sottolineato da Dall’Ongaro, i solisti: dopo il Fidelio, Pappano dirigerà per la prima volta la Grande di Schubert e accompagnerà nell’Imperatore Yefim Bronfman, il «brontosauro di devastante potenza» ritratto da Philip Roth ne La macchia umana, poi Radu Lupu in un altro concerto beethoveniano (il quarto), nel primo di Ciajkovskij Yuja Wang, in Schumann Mitzuko Uchida e il 27 gennaio, giorno del 261° compleanno di Mozart, Cecilia Bartoli in un gala tutto dedicato ad Amadeus.
«Beethoven è il compagno di viaggio che ogni orchestra deve sempre avere al fianco perché ha fatto tutto: voci che cantano come strumenti e strumenti impiegati come voci, l’introduzione del coro dentro una sinfonia e di motivi “volgari” come la melodia dei giannizzeri nella Nona; per questo, dopo le sinfonie, Pappano si concentra sui concerti e sul Fidelio, mentre Myung WhunChung dirigerà la Fantasia Corale». Proprio il coro ha una presenza notevole: Peter Eötvös lo dirigerà nel suo Senza sangue, su testo di Alessandro
La scommessa Nella cameristica parte l’impresa di Giovanni Antonini: eseguire tutte le sinfonie di Haydn, da qui al 2032
Baricco, Daniel Harding nella Resurrezione di Mahler, Daniele Gatti in Das Paradies und die Pieri di Schumann, Pablo Heras-Casado nella sinfonia Lobgesang di Mendelssohn, accostata alla Jupiter di Mozart, Pappano un brano commissionato a Pasquale Corrado («ogni anno avremo un compositore in residence: qui una riflessione in note sul senso della Recherche di Proust»), Yuri Temirkanov nelle Canzoni russe di Rachmaninov che chiuderanno la stagione con la suite dal Lago dei cigni di Ciajkovskij. «L’orchestra ha poco più di un secolo, il coro risale ai tempi di Palestrina (omaggiato con la Missa papae Marcelli intonata dal coro della Cappella Sistina, ndr.) e, non dovendo cantare l’opera, può approfondire un repertorio molto particolare; abbiamo 1.500 bambini che cantano per un totale di 11 cori, più 5 orchestre giovanili e l’accademia di perfezionamento da cui è uscita, ad esempio, Beatrice Rana, solista nella tournée in Sudamerica e protagonista nei concerti da camera con le Variazioni Goldberg di Bach».
Coro protagonista anche in due monumenti sacri come il Messiah e la Johannes-Passion: «Händel con un pioniere dell’interpretazione filologica come Tom Koopman, Bach con Pappano, per confrontare due approcci diversi verso la grande stagione barocca; come dicevo, il passato non va mai dato per scontato, bisogna sempre cercare che cosa ci può dire oggi; comunque non aspettatevi da Pappano un approccio romantico». Sorprese anche all’Epifania con il Pipistrello di Strauss: «Solo il II atto ma dilatato: ogni cantante potrà aggiungere un’aria tratta dai suoi cavalli di battaglia, la trama si arricchirà di vari colpi di scena». Il cartellone cameristico si apre con Giovanni Antonini e la Basel Kammerorchester: «Il via di un’impresa folle: gli ho chiesto di eseguire tutte le sinfonie di Haydn; siccome sono 104 le abbiamo programmate su 16 anni, infatti il progetto si chiama Haydn 2032». Impressiona la parata di pianisti: Barenboim, Kissin, Perahia, Sokolov, Buchbinder, Uchida: «Facile attirare gente con tali stelle? Forse, ma chi oltre a noi riesce a metterli insieme tutti?».