Il sassone asso dell’organo Così Händel stregò Roma
tastiere del sassone destava sul pubblico romano: siccome, durante un ricevimento offerto dal Papa, Händel suonava il clavicembalo tenendo il cappello sottobraccio, qualcuno pensò che l’apparente vezzo nascondesse un’influenza sovrannaturale; c’era addirittura chi, essendo il musicista protestante, suppose che avesse stretto un patto col diavolo. «Ma Händel — ricorda Nolhac — avendo udite le parole che gli astanti si scambiavano su di lui, stupì tutti lasciando cadere a terra il cappello e suonando in modo anche migliore di come fatto fin lì».
L’episodio che al tempo fece più scalpore fu la disfida tra il tedesco e il suo coetaneo Domenico Scarlatti (entrambi nati nel 1685), figlio di Alessandro e acclamato clavicembalista. A volere questo duello a colpi di virtuosismo fu il marchese Francesco Maria Ruspoli, profondo estimatore e mecenate di Händel, che lo organizzò nella casa del cardinale Pietro Ottoboni. Il confronto al cembalo finì sostanzialmente in pareggio, mentre, come racconta Mainwaring, «quando si sedettero all’organo non ci fu alcun dubbio su chi fosse il migliore. Lo stesso Scarlatti riconobbe la superiorità dell’antagonista, confessando candidamente che prima di averlo ascoltato non aveva idea delle enormi possibilità di Presenza di spicco Händel a Roma (vestito chiaro) nel dipinto di Piazza, 1708 questo strumento»; Domenico rimase così impressionato che successivamente, per sentirlo ancora suonare, lo seguì per tutto il suo soggiorno italiano.
Marchesi e alti prelati: il ceto degli spettatori rivela il successo riscosso a Roma da Händel; altri cardinali, come Benedetto Pamphilj e Carlo Colonna, furono conquistati dal talento anche compositivo del sassone che, imparando da Scarlatti e Corelli, affinò la scrittura vocale e strumentale. Compose decine di Cantate, musiche sacre («Dixit Dominus» e «Salve Regina») e due importanti oratori, «La Resurrezione» e il «Trionfo del tempo e del disinganno» (l’opera era invece proibita per ordine papale).
Entrambe vennero dirette da Corelli; la «Resurrezione» irritò papa Clemente XI perché il ruolo della Maddalena era stato affidato a una donna, Margherita Durasanti (secondo alcune fonti Händel ne era innamorato), sostituita poi da un castrato; il «Trionfo» fece invece arrabbiare lo stesso Corelli, che in difficoltà nell’eseguirne l’ouverture sbottò: «Caro Sassone, questa musica è in stilo francese, ch’io non mi intendo»; Händel gli strappò il violino di mano e la eseguì, mostrando il vigore e la brillantezza ritmica che la sua musica richiedeva. Forse il giovane aveva già superato il maestro.