De Gregori, Giorgia, Zero. E il sax di Avitabile diventa pop
C’è la Napoli che non si affaccia sul mare nel cuore e nell’anima del nuovo disco di Enzo Avitabile. «Lotto infinito» è una sorta di faro acceso sulle infinite sofferenze di terre capaci poi di ritrovare un sorriso in fondo al tunnel.
«Il titolo è ispirato a uno striscione che ho visto appeso nel Lotto Zero, un rione di case popolari di Napoli. Dove c’è la sofferenza, il degrado, ma sopravvive un granello di speranza che tiene a galla la bellezza. Nel disco c’è la periferia di Napoli, che poi è quella di Milano come quella di Londra»racconta Avitabile, 61 anni, napoletano, quartiere Marianella, che tradotto per i non residenti significa Scampia. Il ragazzo cresciuto col sassofono in mano, diventato grande grazie al flauto in Conservatorio. Il musicista che fonde il ritmo afro-americano al canto sacro, trova ora una sponda pop per scrivere il nuovo album.
«Certi incontri vanno maturati: me li sono immaginati, niente è stato casuale. Così è nato il disco delle sorprese. E l’occasione di conoscere e confrontarmi con grandi artisti». Con Francesco De Gregori c’era una storica amicizia. «È stato un fratello maggiore: gli ho fatto sentire “Attraverso l’acqua”, che avevo composto a Lampedusa. Un canto di accoglienza senza retorica sul tema dei migranti: gli ho affidato l’orientamento della canzone». Poi è arrivata Giorgia, in «De profundis»: «Una voce che buca il cuore: la sua intensità è un tassello importante nello sviluppo del racconto del disco. Un grido dal profondo dell’anima del mondo». E Renato Zero in «Bianca», dedicata a Bianca D’Aponte: «Un racconto che tocca l’esperienza delle scomparse premature, di quei distacchi che ci legano ancor di più in una comprensione sottile. Renato ha partecipato con l’idea di regalare un omaggio a Napoli».
Uno dei pezzi più sorprendenti è «Amm’ ‘A Amm’ ‘A», con Caparezza: «Un tacito omaggio a Pasolini, un viaggio sulla stessa onda di ritmo». La collezione di ospiti del disco è un puzzle che attraversa trasversalmente gli stili della musica italiana. Ci sono Mannarino, Paolo Fresu, ma anche il regista Pippo Delbono, che con Avitabile aveva già messo in piedi lo spettacolo Bestemmia d’amore.
Avitabile non faceva un disco da 4 anni. «Nel frattempo ho suonato molto in giro, scoprendo un pubblico nuovo, più giovane». È cambiata anche la città che gli sta intorno. Crisi, disoccupazione, ma anche un fermento e una scena artistica nuova. «Per i più giovani, in particolare per i rapper, sono come uno zio: mi fa piacere che mi vedano come un pioniere».