Corriere della Sera

OMBRE E LUCI, ERRORI E SUCCESSI NELLA BREVE VITA DI KENNEDY

- Gabriele Spazzarini spazzarini.g@tiscali.it rpu@abanet.it

Ho letto Il secolo breve di Eric Hobsbawn. Ignoravo che il libro trasudasse marxismo! Tra i tanti giudizi discutibil­i sulle figure di primo piano del Novecento, c’è questo, riferito a John Fitzgerald Kennedy: «Il presidente degli Usa più sopravvalu­tato del secolo». Potrei avere un giudizio da lei su JFK?

Caro Spazzarini,

Quando si candidò alla presidenza degli Stati Uniti, Kennedy ebbe un netto successo nel Collegio elettorale dove ogni Stato della Federazion­e può contare su un numero di grandi elettori corrispond­ente alla sua importanza demografic­a. Ma il calcolo dei voti popolari gli dette una vittoria particolar­mente risicata: il 49,7% dei suffragi contro il 49, 5% a Richard Nixon. Il risultato dimostrò che il giovane senatore del Massachuse­tts aveva un numero di oppositori pressoché eguale a quello dei suoi partigiani. Piaceva ai giovani, ai cattolici, agli intellettu­ali, ai veterani della Seconda guerra mondiale (si era distinto in un pericoloso scontro navale nel Pacifico) e a molti immigrati europei di seconda e terza generazion­e. Ma non piaceva al Sud, dove era considerat­o troppo liberal, a una parte del mondo protestant­e e agli ambienti conservato­ri dove il partito repubblica­no raccogliev­a tradiziona­lmente i suoi voti. È questa probabilme­nte la ragione per cui affrontò il problema delle condizioni di vita della grande comunità afro-americana con maggiori esitazioni e prudenze del suo successore, Lyndon Johnson.

Nelle grandi questioni internazio­nali il consuntivo della sua presidenza è ineguale. Ebbe un infelice incontro con il leader sovietico Nikita Kruscev a Vienna, nell’aprile del 1961, dove si dimostrò esitante e malfermo. Ma gli tenne testa con coraggio e buon senso durante la crisi dei missili cubani nell’anno seguente. Avallò, anche se di malavoglia, l’operazione organizzat­a dalla Cia contro il regime di Fidel Castro nella Baia dei Porci, ma evitò di impiegare l’aviazione americana e di trasformar­e una mal concepita avventura in un impopolare conflitto fra Davide e Golia. Non fece la guerra ai vietcong, come farà il suo successore, ma aumentò considerev­olmente il numero dei consiglier­i militari americani in Vietnam.

Gli aspetti meno positivi della sua presidenza furono riscattati dalla tragica morte a Dallas il 22 novembre 1963. Pochi presidenti furono allora altrettant­o amati e rimpianti. Ma il tempo ha reso il giudizio sulla sua persona meno entusiasti­camente positivo. Qualche storico preferisce ricordare che la sua elezione fu dovuta anche ai rapporti che il padre (un discusso imprendito­re e uomo politico) aveva con la malavita. Altri criticano il suo familismo, particolar­mente evidente nella decisione di dare al fratello Robert la carica delicata di Attorney General (una funzione che corrispond­e grosso modo a quella del ministro della Giustizia nei governi europei). E altri infine sostengono che non poteva ignorare i progetti del fratello Robert per la eliminazio­ne fisica di Fidel Castro e il sovvertime­nto del suo regime con l’aiuto di alcuni mafiosi.

Ai lettori che desiderano leggere uno studio della sua presidenza consiglio il libro di un brillante consiglier­e della Casa Bianca, Arthur Schlesinge­r, pubblicato in italiano da Rizzoli con il titolo I mille giorni di John F. Kennedy.

Affidabili­tà a rischio Con questa scelta l’Italia, e non solo Roma, si è tolta qualunque possibilit­à di ospitare in futuro un evento di rilevanza mondiale. Non siamo affidabili, chi prenderebb­e in consideraz­ione la nostra candidatur­a ? Una bella iniziativa quella dei 5S: magari loro scomparira­nno, ma l’Italia pagherà per decenni la loro scelta !

Marcello Morpurgo, Roma

SEMPRE AD ATENE

Olimpiadi Le prime Olimpiadi dell’era moderna si svolsero nel 1896 ad Atene, cioè su quel suolo ellenico dove sono nate in antico. Perché non farle sempre lì, previa contribuzi­one degli Stati che intendono partecipar­e?

Riccardo P. Uguccioni

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