Gli hacker pizzicano anche cinque azzurri medagliati a Rio
Nella quinta puntata di quella che ormai è una telenovela internazionale (Hacker Russi in Casa Wada), spuntano le prime cinque autorizzazioni terapeutiche all’uso di farmaci dopanti concesse dall’Agenzia Mondiale Antidoping (Wada) ad altrettanti atleti italiani medagliati ai Giochi di Rio de Janeiro. Si tratta di Paolo Pizzo, argento nella spada a squadre, Rachele Bruni (nella foto), argento nel nuoto di fondo, Emanuele Birarelli, argento nel volley, Matteo Lodo, bronzo nel quattro senza del canottaggio e Teresa Frassinetti, argento col Setterosa di pallanuoto. Tutti gli azzurri godevano di autorizzazioni a medio o lungo termine per assumere prodotti inalatori contro l’asma cronica o allergica: formeterolo, salbutamolo, betametasone, predisnone. Le autorizzazioni (rilasciate in tre casi dalle Federazioni internazionali e in due dal Coni) annullano gli effetti di eventuali positività ai controlli e eliminano ogni rischio di sanzione per gli atleti. La nuova lista, pubblicata online sempre dagli hackers di Fancy Bears, comprende 41 atleti di 13 Paesi e ben 17 discipline. Spiccano i due campioni olimpici svizzeri di ciclismo Fabian Cancellara (cronometro) e Nino Schurter (mountain bike): per Cancellara corticosteroidi e antistaminici in endovena in seguito ai devastanti (e già noti) effetti della puntura di un’ape durante una corsa. La quasi totalità delle autorizzazioni riguarda farmaci che contrastano l’asma. Gli esperti si dividono tra chi considera l’asma una malattia ormai cronica cui gli atleti sono più esposti degli altri e chi, al contrario, pensa che molti approfittino di esenzioni «facili» per ottenere vantaggi sul piano agonistico.