Corriere della Sera

Un’altra rivoluzion­e dall’alto

- Di Massimo Franco

Ricreazion­e finita. Ridimensio­nati i «cinque ragazzi», Beppe Grillo li ha chiamati così, del Direttorio. Il leader torna anche formalment­e lui. E si riafferma un modello di potere più verticale che mai.

Si era captato più di un segnale sul ritorno di Grillo alla guida del Movimento 5 Stelle. Non che l’avesse mai abbandonat­a davvero, ma quella parola pronunciat­a alcuni mesi fa, «garante», doveva certificar­e il passo di lato del leader; e la volontà di dare spazio e visibilità a una nomenklatu­ra cooptata dal vertice. Il caos intorno al Campidogli­o di Virginia Raggi; le faide nei paraggi del direttorio; le gaffe e le tensioni diffuse: tutto questo ha sgualcito pericolosa­mente l’immagine della forza nuova, virtuosame­nte alternativ­a al sistema. E Grillo è tornato leader politico. A tutti gli effetti. Con Casaleggio junior al posto dello scomparso Gianrobert­o. E con il commissari­amento di quei dioscuri che sembravano destinati a luminose carriere istituzion­ali e, in futuro, di governo. È come se a Palermo, ieri, Grillo avesse rispedito in seconda fila le sue giovani controfigu­re. Si riparte da lui, si riscrivono i «comandamen­ti» del Movimento, si regola l’accesso dei dirigenti alle trasmissio­ni televisive che solletican­o il protagonis­mo. Il fatto che parli di «fase due» e di ritorno allo «spirito originario», di «seconde generazion­i», sa di bocciatura della precedente: almeno dell’ultima fase. In modo sbrigativo, Grillo smonta e rimonta il suo presepe politico, dimostrand­o la presa totale sul Movimento. «Sì, sono tornato. E voglio vincere le elezioni», ha annunciato ieri da Palermo dove si svolge la festa dei Cinque Stelle. Rimane, tuttavia, la sensazione sgradevole dell’ennesima rivoluzion­e interna decisa dall’alto e in modo solitario: anche se poi certamente la Rete approverà entusiasta. È chiaro che per Grillo i problemi degli ultimi mesi sono nati perché il controllo ferreo del passato si era allentato, e non perché quel modello alla lunga non tiene. Eppure, non ci si può non chiedere come mai l’icona concorde del M5S si sia spezzata quando dai proclami dell’opposizion­e il Movimento è passato alla realtà del governo.

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