Juve ancora prima grazie a un autogol Ma il Napoli c’è
Partita complicata per la squadra di Allegri, il Palermo è tosto ma l’autogol col tacco di Goldaniga risolve tutti i problemi. Infortunio ad Asamoah
PALERMO Ma dov’è la Juventus? In alto a sinistra, per la precisione. Ancora davanti a tutti. Anche dopo una partita «inconcepibile» (copyright Bonucci) per approssimazione e una certa sciatteria di fondo. Tutto il contrario dello stile che in due anni Massimiliano Allegri ha cercato di dare a questa squadra, in Italia e in Europa, con il suo mantra, a volte quasi stucchevole ma in realtà essenziale, in cui «la tecnica viene prima di tutto». Invece stavolta torna di moda il dibattito sul lato B della Juve e del suo tecnico, che escono da Palermo con un autogol da 3 punti e il primato ancora assicurato. E con una sola vera certezza: questa squadra può solo migliorare e quando lo farà allora potrebbero essere guai veri per le inseguitrici.
Ma qui e adesso della Juve si salva «solo la capacità di soffrire in 10 nel finale» come sottolinea — volutamente paradossale — lo stesso Allegri, che deve
prendere atto dell’ennesimo stop dello sfortunatissimo Asamoah (probabile distorsione al ginocchio destro), in lacrime anche a partita già terminata da un pezzo. De Zerbi non piange, anzi: alla sua quarta partita in serie A, il tecnico bresciano
dimostra che si può affrontare anche la Juventus senza fare le barricate e con logica, anche se con un attaccante «caldo» come Nestorovski inizialmente in panchina. Totalmente illogica è la deviazione di tacco di Edoardo Goldaniga su un tiro cross di Dani Alves. Il difensore del Palermo, senza alcun avversario attorno a sé, sorprende il proprio portiere: per lui che è stato alla Juventus solo come pedina da muovere sul mercato, è una beffa doppia.
Per la Juve è invece la conferma che «vincere 1-0 anche senza giocare bene è bello — come dice Allegri —, perché i 3-0 facili ci fanno adagiare». Ma resta da capire perché una squadra ancora in fase di costruzione manchi di entusiasmo e sia così nervosa. La coppia Mandzukic-Higuain varata per la prima volta (a discapito di Dybala) a suo modo è un simbolo: i due si dannano l’anima per trovare il varco giusto, ma il dialogo e la collaborazione tra di loro è ai livelli di Brad Pitt e
Angelina Jolie. In generale, soprattutto dopo l’uscita di Rugani, l’ingresso di Cuadrado e il passaggio a una sorta di 4-3-3 con Mandzukic largo a sinistra, il gioco sembra sempre slegato e gli interpreti troppo distanti da loro, con Pjanic quasi svogliato e sempre prevedibile. Il Palermo dà l’impressione opposta e rischia il giusto: Posavec stoppa bene Mandzukic due volte sullo 0-1. «E comunque senza autogol magari la Juve ce ne faceva 2…» chiosa lo zemaniano De Zerbi, per smorzare gli entusiasmi alla terza sconfitta in casa senza gol.
Nel finale la pressione siciliana è allentata dal campo pesante per la pioggia e dalla stanchezza per la terza partita in sei giorni, ma Chiellini entra al posto di Alves per portare i sacchi di sabbia in area e Buffon si prende il suo tempo nei rinvii, per evitare altre tensioni. Non è bello. Non è nobile. Ma anche i mattoni più grezzi servono a costruire uno scudetto.