Europa a Difesa variabile
Il modello è Schengen: un gruppo ristretto di Paesi pronto a integrarsi di più
ROMA «Quando il contesto non corrisponde più alle aspirazioni del tempo in cui viviamo, allora bisogna cambiare il contesto». E non c’è dubbio che «lo scenario della sicurezza europea sia cambiato drammaticamente e richieda un salto di qualità in termini di analisi e di soluzioni politiche». Lo dice il documento del governo italiano, messo a punto dai dicasteri degli Esteri e della Difesa, che il ministro Roberta Pinotti presenterà domani a Bratislava alla riunione informale dei responsabili della Difesa dell’Ue.
Il paper, che il Corriere ha visto in anteprima, è il contributo che l’Italia vuole dare al processo avviato in giugno dalla Strategia globale per la politica estera e di sicurezza della Ue, presentata dall’Alto rappresentante Federica Mogherini. Fra le proposte della strategia vi sono il rilancio dei Battlegroup multinazionali, creati ma mai impiegati dalla Ue; la creazione di un Quartier generale permanente a Bruxelles per la pianificazione e la condotta di operazioni comuni; l’attivazione di clausole oggi dormienti del Trattato di Lisbona che permetterebbero a un gruppo ristretto di Stati di integrarsi più profondamente a Trattati invariati o di svolgere compiti nel campo della difesa e sicurezza per conto dell’Unione.
Ma la proposta italiana firmata da Pinotti e Gentiloni fa un passo in avanti. Suggerisce infatti che parallelamente al pieno uso delle possibilità offerte dai Trattati, «gli Stati membri con un più alto livello di ambizione dovrebbero essere pronti ad avanzare verso una Unione Europea della Difesa». Il modello di riferimento è quello di Schengen. Concretamente, è scritto nel paper, «i Paesi disposti a condividere forze, comandi, controllo, manovra e capacità di intervento potrebbero creare una Forza Multinazionale Europea (Fme)» che sarà «in permanenza a disposizione del Quartier generale della Ue» e rappresenterà «il nucleo iniziale della futura Forza integrata europea». La Fme potrebbe essere messa anche al servizio di operazioni della Nato o dell’Onu e rimarrebbe aperta ad altri Stati membri che decideranno di aderirvi.
Sempre sul terreno operativo, l’Italia propone la creazione di un sistema europeo di istruzione militare e una «maggiore integrazione dei sistemi di addestramento, basati sullo sfruttamento delle rispettive aree di eccellenza nazionale», dove in pratica ogni Paese addestrerà i futuri soldati nelle cose che sa far meglio.
Nessuna di queste ambizioni sarà credibile tuttavia se l’Europa non svilupperà allo stesso tempo la dimensione industriale e tecnologica della Difesa comune: solo una base produttiva robusta e «strategicamente autonoma» consentirà all’Unione di dotarsi delle capacità necessarie. L’Italia propone un piano di incentivi fiscali e finanziari, come l’esenzione dell’Iva o prestiti a tasso agevolato, ai progetti di cooperazione militare europea. Il documento parla anche di «supporto della Banca europea per gli investimenti», formula in codice per alludere a eurobond per la Difesa, uno dei tempi più controversi nel dibattito fra gli Stati membri. Ancora, sul modello di quanto viene fatto negli Stati Uniti con i progetti di ricerca finanziati dal Pentagono, il documento parla di «incentivi per l’innovazione tecnologica» e della possibilità di lanciare un «Programma europeo di ricerca per la difesa».
«Rafforzare la difesa comune – recita il paper – aumenterà la nostra capacità di proiettare stabilità in aree e regioni cruciali per la nostra sicurezza. L’Italia crede che occorra riconciliare le proposte pragmatiche
di breve periodo con una visione politica condivisa del futuro della difesa europea e dei suoi obiettivi».
Sono parole che confermano tutto l’impegno e la vocazione comunitaria del nostro Paese. Ma che allo stesso tempo suonano in dissonanza con i toni accesi usati negli ultimi giorni dal presidente del Consiglio verso l’Unione Europea e alcuni partner, in particolare Francia e Germania. E se da un lato ribadiscono che oltre ogni polemica, l’Italia rimane uno dei Paesi più impegnati al rilancio dell’integrazione in questa fase difficilissima, dall’altra sollevano qualche dubbio sull’utilità di certe uscite, pur fondate su argomenti sacrosanti. Siano la difesa, gli immigrati o l’economia, da soli non andiamo da nessuna parte.
A Bratislava Il documento sarà presentato domani a Bratislava alla riunione informale dell’Ue
Incentivi economici L’Italia propone un piano di incentivi fiscali e finanziari ai progetti di cooperazione militare