Corriere della Sera

Crescita dimezzata e vincoli Ue: verso una manovra da 20 miliardi

Il Pil tendenzial­e a +0,7%. Spesa in deficit per 13 miliardi, ne servono altri sette

- Mario Sensini

Il rallentame­nto dell’economia italiana è ormai una certezza. Nell’aggiorname­nto del quadro macroecono­mico che il governo approverà martedì, e che fa da sfondo alla prossima legge di bilancio, attesa a fine ottobre, la crescita tendenzial­e del Prodotto interno lordo del prossimo anno si fermerebbe ad appena lo 0,7%. Di fatto, secondo gli ultimi calcoli dell’esecutivo che tengono conto della recente revisione al ribasso del Pil 2015 e delle osservazio­ni dell’Ufficio Parlamenta­re di Bilancio, la velocità della ripresa si è dimezzata rispetto a pochi mesi fa, quando il governo riteneva ancora possibile, nel 2017, un aumento del Pil dell’1,4%.

Con la nuova manovra di finanza l’esecutivo conta di spingere la crescita dell’anno prossimo verso l’1% (probabilme­nte nell’aggiorname­nto del Def la crescita programmat­ica sarà fissata tra 0,8 e 0,9%), ma dati i vincoli Ue i margini di intervento sono piuttosto risicati. Tanto che la dimensione delle misure in cantiere, allo stato attuale, si limita a circa 20 miliardi di euro, 15 dei quali saranno assorbiti dal congelamen­to degli aumenti dell’Iva. Difficilme­nte, insomma, si riuscirann­o a realizzare tutti i piani immaginati finora, per i quali la dote sembra per ora limitata a circa 5 miliardi.

La crescita peggiore delle previsioni sia nel 2015, che quest’anno e il prossimo, avrà anche un impatto sul deficit. Quest’anno, invece che al 2,3%, si dovrebbe chiudere il bilancio con un disavanzo del 2,5%. Per il 2017 il disavanzo tendenzial­e

Sanità Il Fondo Sanitario potrebbe non essere aumentato, con un risparmio di 2 miliardi

salirebbe dall’1,4 almeno all’1,5%, rosicchian­do spazi di intervento. Il deficit programmat­ico sarà fissato al 2,4-2,3%, comunque ad un livello che possa garantire almeno una riduzione, seppur minima, del deficit struttural­e, cioè il disavanzo di fondo, al netto dell’effetto della congiuntur­a. Nello stesso tempo occorrerà assicurare la discesa del rapporto tra il debito ed il Pil, resa un po’ più difficile dalla revisione Istat che lo ha corretto, per il 2015, dal 132,7 al 132,2%.

Con lo scivolamen­to verso l’alto buona parte della manovra, 13 miliardi, sarebbe coperta in deficit. La caccia alle altre risorse, circa 7 miliardi, è aperta. Prende consistenz­a l’ipotesi di non far aumentare il Fondo Sanitario, con un risparmio contabile di 2 miliardi. Si ragiona su nuovi risparmi di spesa attraverso gli acquisti centralizz­ati, si valutano quelli che potrebbero derivare dalla riforma costituzio­nale e della pubblica amministra­zione, si continuano a studiare tagli alle «tax expenditur­es».

La prima ricognizio­ne a livello politico, condotta venerdì in Consiglio dei Ministri, ha confermato un quadro difficile. Per le pensioni fin qui si è parlato di un intervento di 2 miliardi, ma pare ormai acclarato che non si andrà oltre il miliardo e mezzo. Qualche ritocco andrà fatto anche al pacchetto per il rilancio dell’industria, che potrebbe in parte essere finanziato da una revisione delle agevolazio­ni. C’è poi la possibilit­à di scomputare alcune spese consentite dalla Ue dal bilancio, ma alla fine rischia di non essere gran cosa. Tra queste quelle per il terremoto (ma nel 2017 non si riuscirann­o certo a spendere i 4 miliardi indicati da Renzi), e quelle per l’immigrazio­ne. Il governo vorrebbe scomputare lo stesso importo di quest’anno, 3,3 miliardi. La Ue sembra però disposta a scontare solo le somme eccedenti questa cifra. Se si ripete ogni anno, dicono a Bruxelles, quella spesa per l’immigrazio­ne non può più essere considerat­a eccezional­e.

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