«Vinca il No, poi il proporzionale Per riscrivere insieme la Carta»
L’ex ministro: quel sistema dava stabilità. La riforma complica, altro che semplificare
ROMA «La proposta del M5S, che pare politicamente orientata verso il proporzionale, non deve essere liquidata. È un’ipotesi su cui bisogna lavorare, in Parlamento e fuori. Vede, non è certo con le leggi elettorali che si guarisce la democrazia malata. Ma con una legge elettorale col meccanismo “a leva” tipo l’Italicum, che consegna maggioranze parlamentari a chi è minoranza nel Paese, la democrazia si ammala ancora di più».
Parlare con Giulio Tremonti è come affrontare le tessere del domino. Ogni tessera viene abbattuta dalla precedente e a sua volta abbatte la successiva. E così, partendo da un’analisi globale sulla «democrazia malata», che è anche il nucleo centrale del suo ultimo libro Mundus furiosus, il professore arriva a disegnare uno «scenario naturale» per l’Italia. «Se vince il No al referendum, è scontato, quasi ovvio, che il Parlamento italiano torni a discutere della legge elettorale proporzionale». Con un’ipotetica maggioranza che vada dal M5S a Berlusconi.
L’Italicum non va, è ovvio che si torni a discutere La proposta M5S piace a Berlusconi? È il segno che è davvero pronto a tornare in campo
Al di là del nome dei premier che cambiava spesso l’Italia è stata governabile E fino agli anni 70 non c’era neanche debito pubblico
Professore, è sicuro che la democrazia sia così «malata» come lei dice?
«Basata sui grandi principi dell’illuminismo, avviata nel Settecento con le grandi rivoluzioni in Francia e America, universalizzata con la Carta Atlantica, oggi la democrazia conosce un periodo di crisi. Ho davanti a me il ritaglio di un articolo che scrissi per il Corriere della Sera nel 1989, poco prima della Convenzione di Schengen».
Che cosa scriveva?
«Che mentre nel 1789 la Rivoluzione francese avviava la macchina politica delle democrazie parlamentari, duecento anni dopo l’apertura delle frontiere avrebbe svuotato i Parlamenti».
È andata così?
«Si guardi attorno. In Gran Bretagna c’è il collasso dell’opposizione, in Spagna manca un governo, in Germania la grande coalizione ha cancellato l’alternanza tra Cdu e Spd…».
Le cause?
«La globalizzazione, che ci ha resi tutti più piccoli rispetto ai fenomeni globali. Il lato oscuro della globalizzazione, che ha esteso le domande di sicurezza e stabilità dai parte dei popoli ma ha ridotto la capacità degli Stati di farvi fronte. E anche la “rete”, che ha depotenziato l’ordine gerarchico che sta alla base di qualsiasi democrazia. Senza considerare che la più mefistofelica delle cambiali sta per scadere».
Quale cambiale?
«I debiti pubblici, creati per andare incontro alle esigenze di welfare dei popoli occidentali, oggi sono talmente vasti che il sistema si è inceppato. E non parlo solo dell’Italia».
La democrazia italiana è malata?
«Come e più delle altre democrazie. Se rimaniamo con una legge elettorale tipo l’Italicum, che consegna maggioranze parlamentari alle minoranze politiche, questo male lo aggraviamo».
Lei plaude al ritorno al proporzionale auspicato dal M5S. Ma non era la legge elettorale che ha fatto fiorire il debito pubblico?
«Non è così. Si dice anche che l’Italia del proporzionale sia stata instabile, ingovernabile. In realtà il nostro, al di là del nome dei governi che cambiava molto spesso, è stato un Paese stabile e governabile. Fino agli anni Settanta non c’era nemmeno il debito pubblico, generato all’origine per rispondere a fenomeni che poco avevano a che vedere con la macchina politica, a partire dalle grandi migrazioni interne da Sud a Nord».
Prima di discutere della legge elettorale ci sarà però il referendum sulla riforma della Costituzione.
«Una riforma che fa male alla democrazia, anche quella. Una riforma che complica, invece di semplificare».
Renzi dice il contrario.
«La riforma disegna un Senato regionale che sarà chiamato, insieme alla Camera, a decidere delle leggi e i trattati europei. Una camera provinciale che sarà chiamata sull’Europa. Mi dice dove sta la semplificazione? Forse Renzi, preso da uno spirito tra il dionisiaco e il dannunziano, scambia la realtà con la finzione. Una finzione travestita da politica».
Addirittura.
«Vuole un altro esempio? A proposito della confusione tra realtà e finzione c’è l’Africa act che ha in mente il governo per salvare, appunto, l’Africa. Un trust o hedge fund finanziato con 20 milioni. Tanto per capirci, il premier giapponese, a Nairobi, ha quantificato i suoi interventi per l’Africa in 30 miliardi».
Anche Berlusconi sarebbe pronto a sostenere il proporzionale del M5S?
«È il segno che è davvero pronto a tornare in campo».
Il ritorno in campo di Berlusconi è positivo o negativo per futuro del centrodestra?
«Positivo, molto positivo».
Nel ’99, una proposta di legge d’impronta proporzionale aveva come primo firmatario Tremonti. Nel preambolo lei scrisse che «il sistema politico gira a vuoto», che «i flussi migratori premono su scala vasta e crescente…».
«Ecco, altro da aggiungere non c’è. Se vincesse il No al referendum, un dibattito di questo tipo in Parlamento sarebbe la soluzione, seppure transitoria, per uscire dalla palude istituzionale e riscrivere insieme la Costituzione».