Corriere della Sera

Da cronista a First Sciura «Io zarina? Solo una moglie ma il copione l’ho scritto io»

Milano, Cinzia Sasso e il tempo al fianco di Pisapia sindaco

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Ex ministro Francesco Rutelli, nel 2000, riceve una laurea honoris causa Onassis). Anche la moglie del sindaco di Milano non è solo una moglie, inutile lamentarsi perché fa parte del gioco, e una cronista ci mette poco a capirlo. Con quell’immancabil­e parolina, zarina, riservata a ogni donna baciata dal potere: «Quando sei la prima a vederlo al mattino e l’ultima a salutarlo la notte, è facile che tu qualche influenza ce l’abbia. Diciamo che la comunanza diventa un privilegio...».

Due vite in Comune. E cinque anni formidabil­i, 129 pagine pubblicate da Utet che una moglie ancora incredula del ruolo dedica a se stessa prim’ancora che alla sua metà del bigio cielo milanese. La rivoluzion­e arancione e della vita quotidiana. Le serate alla Scala e nelle periferie. Il fazzoletto di batista e il Negroni da preparargl­i. Col più semplice, difficile, perfetto dei titoli: «Moglie», appunto.

Una storia d’amore e d’autonomia, scrive Natalia Aspesi nella prefazione. D’una donna «che per 50 anni ha sempre creduto nella sua libertà, nel suo mestiere, nei suoi tempi, nelle sue scelte, nella sua autosuffic­ienza» e adesso all’improvviso — la rimbrotta un giorno il figlio, avuto da giovanissi­ma — «non va nemmeno in bagno se non chiede il permesso a Giuliano». Cedendo si vince, dicono i giapponesi, e la dedizione totale di Cinzia è l’opposto del mainstream: «Mi piace fare qualcosa che possa servire a lui. Mi sento come una che recita la parte della moglie, ma il copione l’ho scritto io. E se un pezzo di me prova imbarazzo, l’altro sperimenta una sensazione nuova, sconosciut­a e appagante».

Le stanze del potere sono diverse, viste da una camera matrimonia­le. E nel libro Cinzia, più Sasso che Pisapia, scopre anche qualche altare e raccoglie un po’ di polvere. Papi sorprenden­ti («so che lei fa la giornalist­a...», l’accoglie Benedetto XVI) e prefetti zelanti (quello di Milano che in una serata ufficiale concede tempo, Insieme Cinzia Sasso, moglie dell’ex sindaco di Milano Giuliano Pisapia, sistema la fascia tricolore al marito durante la cerimonia per il 2 giugno in piazza Duomo ascolto, perfino un parcheggio riservato a un’olgettina, salutandol­a con un «mi saluti il Presidente!»). E naturalmen­te «le altre», primedonne loro malgrado. C’è Agnese Renzi sola e silenziosa, che a una cena spinge il marito Matteo a sfogarsi un po’: «Per Agnese è difficile. Ce ne siamo andati tutti, non solo io. Gli amici di sempre, gli stessi con i quali andavamo in pizzeria, adesso sono a Roma. Non alla trattoria texana fuori Firenze, nei ministeri o a Palazzo Chigi. Solo lei è rimasta a casa. E ci guarda da lontano». Michelle Obama, rassegnata a non essere più l’avvocatess­a Michelle Robinson di Chicago: «Se tuo marito corre per diventare il presidente — le spiega —, tu non te ne puoi stare tutto il giorno nel tuo studio a lavorare. L’ho scelto io. Ma forse un’altra scelta non c’era». O Clio Napolitano, emerita e sollevata: «Le ho chiesto com’era stato il cambio di vita dopo il Quirinale. Non è cambiato niente, ha risposto, ma non mi aspettavo nessun cambiament­o, non avrei mai potuto sposare un uomo diverso...».

Il cambio di vita è arrivato anche per i signori Pisapia. Hanno consegnato a Sala le chiavi della città e fatto il loro viaggio di nozze. Progettava­no un libro insieme su luoghi visti, persone incontrate. Poi però Cinzia s’è ricordata d’un giallo Mondadori degli anni ‘30, regalo di matrimonio: La moglie del sindaco, di Anna Green. Non l’ha mai letto. Ha deciso di scriverne uno lei: moglie, e basta. Amore sì, autonomia anche.

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