Processi in crisi dopo il rogo ai laboratori del Dna
Se ne parla pochissimo, il che preoccupa ancor di più: il 29 agosto un incendio doloso, appiccato da un commando sinora non identificato (cinque fermati sono subito stati rilasciati) ha distrutto 6 dei 10 laboratori dell’Istituto di criminologia e di medicina legale del Belgio nel quartiere Neder-OverHeembeek di Bruxelles, che contiene anche la banca dati nazionale dei profili del Dna. Il direttore del centro, Jan Kinder, mantiene prudenza nel comunicare che «il personale del laboratorio deve ancora completare un inventario delle perdite». Una sua prima valutazione escluderebbe che sia andata persa la banca dati nazionale del Dna, e anche che le indagini sulle stragi terroristiche di marzo all’aeroporto e nella metropolitana di Bruxelles possano essere danneggiate: sarebbe invece vero che abbia subito danni il laboratorio che svolge le identificazioni genetiche sui campioni, e che in altri settori (soprattutto l’entomologia, meno la balistica e la tossicologia risparmiati dalle fiamme) ammontino comunque ad alcune migliaia i campioni originali di tracce biologiche distrutti. Le indagini per ora non coltivano piste terroristiche, mentre considerano l’interesse della criminalità organizzata a compromettere l’utilizzo giudiziario di alcuni reperti. Sotto questo aspetto è interessante la situazione che potrà venirsi a creare quando nei processi da un lato l’accusa produrrà la versione già digitalizzata (e conservata sui server) della prova, frutto dell’analisi e del trattamento informatico effettuato sui campioni originali prima della loro distruzione nell’incendio, ma dall’altro lato la difesa chiederà di poter svolgere controanalisi ormai impossibili. A livello internazionale il caso belga sta destando qualche preoccupata riflessione sugli standard di sicurezza «fisica» delle varie banche dati nazionali (da pochi mesi anche l’Italia, in ritardo da anni rispetto agli obblighi europei, ne ha una e il laboratorio centrale è nel carcere di Rebibbia). In Belgio, dove già un centro accreditato a Charleroi era stato attaccato alcune settimane fa, il laboratorio ora incendiato era infatti soltanto recintato e inquadrato da telecamere. E del resto non esistono linee guida internazionali per garantire standard omogenei alla sicurezza delle banche dati Dna.