Usa, cinque uccisi nel centro commerciale L’assassino è in fuga
Gli spari vicino a Seattle. L’Fbi non esclude il terrorismo
Quattro donne e un uomo: i bersagli dell’ultima strage americana. Colpiti a morte all’interno del centro commerciale di Burlington, a nord di Seattle, sulla costa ovest. Responsabile dell’attacco un giovane sulla ventina, per ora latitante e non identificato. Quanto al movente nessuno si sbilancia. L’Fbi non ha elementi per parlare di azione terroristica, ma non la esclude neppure. Ormai è così dopo ogni sparatoria che prende di mira luoghi pubblici e target indifesi. Gli investigatori sono chiamati a distinguere tra l’assassino mosso da problemi personali dall’attentatore innescato dall’ideologia.
Sono circa le 19, il Cascade Mall è affollato di clienti. Le telecamere di sicurezza registrano l’arrivo di un uomo, maglietta scura, calzoncini neri, capelli tagliati corti. Qualcuno dice che ha i tratti «ispanici», in realtà non c’è alcuna certezza. L’individuo si guarda in giro, poi esce. Dopo neppure dieci minuti riappare nei corridoi impugnando un fucile da caccia. Ha fatto una ricognizione perché cercava qualcuno? Appena entra apre il fuoco contro delle donne e altre persone che girano tra le sezioni del centro commerciale. Un tiro rapido. Prima quattro colpi — riferisce un testimone — seguito da altri sette o otto. Pare anche che l’assalitore abbia gridato più volte un nome femminile. I clienti si stendono a terra, altri si barricano nei camerini, chi può fugge. L’assassino intanto abbandona il fucile ed esce dirigendosi Polizia Gli agenti di fronte al Cascade Mall, il centro commerciale di Burlington, vicino a Seattle, sulla costa ovest degli Stati Uniti, dove si è verificata l’ennesima strage a piedi verso la vicina autostrada. Sfrutta minuti preziosi prima che il cerchio si chiuda.
Nella zona arrivano pattuglie, unità speciali, un elicottero, cani anti-bomba. Gli agenti conducono perquisizioni attente, cercano eventuali complici, mettono in sicurezza l’area. Scene già viste dozzine di volte. Passerà oltre un’ora prima che il complesso sia evacuato completamente. Il timore delle forze di sicurezza in queste situazioni è che lo sparatore possa tendere agguati ai soccorritori. I controlli si estendono poi progressivamente all’area circostante, seguendo le indicazioni di chi ha visto il sospetto fuggire. Ed ecco i posti di blocco, altri elicotteri, l’intervento dell’Fbi. Una grande caccia all’uomo sintetizzata dalla Con il fucile Le immagini delle telecamere di sicurezza del centro commerciale mostrano un giovane sulla ventina frase del sindaco Steve Sexton: «Arrestate questo figlio di p...». Poi l’appello ai cittadini a collaborare per identificarlo.
La dinamica ha ricordato, nella fase iniziale, il massacro di San Bernardino, compiuto da marito e moglie ispirati dall’Isis. Anche in quell’occasione non hanno sparato subito. Prima si sono mescolati ai colleghi di lavoro riuniti per una festa aziendale, hanno osservato e sono poi tornati a una mezzora di distanza bardati da guerriglieri e dotati di fucili potenti. Infine la fuga lasciandosi alle spalle alcuni ordigni esplosivi rudimentali. I criminali, protagonisti di molti attacchi, tendono a copiare tattiche, studiano, emulano e questo a prescindere dalla ragione per cui decidono di uccidere. Purtroppo i «modelli» negativi non mancano.
Martedì a Charlotte, in North Carolina, è stato ucciso dalla polizia un uomo di colore, Keith Lamont Scott. Dopo la sua morte sono scoppiate tensioni e rivolte. La moglie ha diffuso un filmato che lascia pensare che l’uomo fosse disarmato
A Baltimora domenica scorsa è stato colpito dagli agenti Tawon Boyd, 21 anni, morto giovedì per le ferite riportate
E sempre nei pressi di Baltimora venerdì gli agenti hanno sparato ad un altro afroamericano