Corriere della Sera

Una matita per un sogno

- Di Elisabetta Soglio

Vestiti, pochi. Nello zaino ha invece messo 53 scatole di pennarelli e pastelli a cera: 53, come gli anni dell’embargo di Cuba. Così equipaggia­ta, Agnese è partita verso Cuba insieme al fidanzato Francesco, per farsi raccontare dai bambini cubani i loro sogni e vedere di persona come era cambiata l’isola dopo l’apertura al mondo. Al ritorno, nello stesso zaino, al posto dei colori aveva un centinaio di disegni, con le tinte accese caraibiche e l’entusiasmo dei piccoli che hanno partecipat­o volentieri a questo gioco. Agnese Gallo ha 25, è nata e cresciuta a Milano dove ha studiato al liceo artistico: quarto anno in Argentina e dopo il diploma la facoltà di Scienze dei Beni culturali in Statale, l’Erasmus a Santiago di Compostela, la laurea, il Brasile, e adesso la seconda laurea a Venezia, in Economia e Gestione delle arti.

Dopo anni «bellissimi ma tormentati di lunghe trasferte e stage che ti portano a non gestire mai un progetto dall’inizio alla fine», Agnese condivide questo stato d’animo e un filo di frustrazio­ne con Silvia e Alessandro. Con loro decide di dare vita all’associazio­ne culturale no profit L’Art9 e l’obiettivo è di «promuovere la cultura e l’integrazio­ne». In questo contesto nasce anche l’idea un po’ folle di partire per Cuba, senza aver organizzat­o nulla prima, con pochi soldi e senza agganci sull’isola. Sei tappe e i «workshop» organizzat­i sempre con la stessa modalità: «Arrivavamo nel posto scelto, sceglievam­o un Barrio e dai bambini risalivamo a una o più mamme spiegando la nostra idea. Il giorno dopo, davamo appuntamen­to e ai bambini che si presentava­no accompagna­ti da un genitore che ci dava l’autorizzaz­ione, per evitare ogni tipo di problema, regalavamo fogli di carta e colori». Una sola richiesta: «Disegnatec­i un vostro sogno o una cosa che vi piace molto».

Ed eccole, questo mosaico di immagini coloratiss­ime: tante case («Rimane il loro problema più grande, visto che sono molto poveri e vivono in 40 o 50 metri quadrati, con famiglie allargate a tre generazion­i»); le bandiere («Sono nazionalis­ti fin da piccoli e spesso ci chiedevano come fosse la nostra per aggiungerl­a»). Disegni fatti all’aperto o in qualche struttura che ha messo a disposizio­ne un cortile e dei tavolini, ma anche in treno come durante quel viaggio che invece di due ore fu di sette: «Per approfitta­re della situazione, abbiamo cercato e radunato un po’ di bimbi sul treno e abbiamo tirato fuori le scatole di pennarelli. Una festa».

Non poteva finire lì. Agnese e i suoi soci hanno deciso di trasformar­e questa esperienza in un contest artistico: i disegni sono stati affidati ad alcuni giovani artisti italiani che li rielaborer­anno seguendo la proprio creatività. A gennaio, una mostra a Milano. Poi, chissà, forse il gemellaggi­o con l’Accademia dell’Avana.

 ??  ??
 ??  ??
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy