Corriere della Sera

I 1.300 km in due giorni dell’autista killer

Torino, in cella un camionista slovacco: ha ucciso due coniugi, gravi tre bimbi. «Ubriaco, non stava in piedi»

- Marco Bardesono © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Quando ieri mattina gli agenti della Polstrada gli hanno detto che con il camion aveva ucciso due persone e che tre bimbi lottano per restare in vita, lui con due dita della mano destra si è sfregato il mento. Gesto che ha ripetuto in modo ancor più plateale quando ha saputo che le vittime sono del Marocco. Emil Volfe, 63 anni, slovacco, era appena uscito dall’ospedale di Novara dove era stato portato perché a un passo dal coma etilico. Ora è in carcere a Vercelli e dovrà rispondere, spiega il procurator­e capo di Ivrea Giuseppe Ferrando, «di duplice omicidio stradale, guida in stato di ebbrezza e omissione di soccorso». Rischia 18 anni di galera. Quando è stato fermato, venerdì notte nei pressi di Villarboit, sull’autostrada TorinoMila­no, «non si reggeva in piedi», hanno raccontato i poliziotti. Nella cabina del Tir c’erano bottiglie vuote di gin, lattine di birra, cartocci di vino. Il camionista era partito il 21 settembre da Southampto­n, in Gran Bretagna, per raggiunger­e Pordenone e scaricare la merce nei magazzini della B.T. Trasport, sede italiana dell’omonima ditta di Zvolen, in Slovacchia, azienda proprietar­ia del mezzo pesante e per la quale da più di dieci anni Emil Volfe lavora. In poco più di due giorni il camionista ha percorso oltre 1.300 chilometri, ne avrebbe dovuti fare ancora 400, poi si sarebbe fermato fino a lunedì.

«Siamo costernati, ma anche increduli», dicono dalla ditta di Pordenone. Volfe aveva attraversa­to La Manica; poi da Calais aveva raggiunto il Frejus e l’Italia. La gendarmeri­a francese ha comunicato di non aver ricevuto segnalazio­ni di incidenti o manovre azzardate del Tir della B.T. Trasport. La follia si è scatenata in Italia, dopo il pieno di alcolici acquistati strada facendo che il camionista avrebbe bevuto nel tratto compreso tra Bardonecch­ia e Torino. Da qui in poi l’uomo ha perso il controllo di se stesso e del mezzo, ha scaraventa­to fuori strada un’auto sulla tangenzial­e di Torino e poi alla barriera di Rondissone ha letteralme­nte disintegra­to la vettura sulla quale viaggiavan­o Nora Rharif, trent’anni, suo marito Mostafa El Chouifi, un artigiano 39enne, e i loro figli Imane, 9 anni, Sohaiba, di tre e Basma, nata il 28 luglio, neppure due mesi di vita. I genitori sono morti sul colpo, i piccoli sono ricoverati in condizioni critiche all’infantile di Torino. I più grandi ce la faranno, la neonata è gravissima. La famiglia marocchina che vive da anni a Torino nel quartiere Mirafiori, stava raggiungen­do Malpensa per accogliere un parente in arrivo da Casablanca. La loro auto è stata trascinata per quasi 300 metri. Il Tir ha proseguito, zigzagando a tratti, per altri 50 chilometri, fino all’area di servizio di Villarboit, dove il mezzo ha accostato. Sono stati altri camionisti a indicare alla Polstrada il Tir assassino. Volfe era in cabina, stava bevendo. All’ospedale Regina Margherita di Torino, nel reparto diretto dal pro- fessor Pietro Maiullari, i tre bambini sono assistiti dai parenti: «Ci occuperemo di loro — dice uno zio —, ma quell’uomo deve morire in galera».

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Lamiere L’auto della famiglia marocchina disintegra­ta dal Tir (foto Andrea Bucci/ La Voce)
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