Corriere della Sera

LE TERZINE IN CORNICE

A Firenze, Villa Bardini ospita una mostra sulla «Divina Commedia» interpreta­ta dall’artista insieme ai testi scelti dall’amico. Con ologrammi e percorsi interattiv­i che restituisc­ono al capolavoro di Alighieri la sua forza più segreta

- Marco Gasperetti mgasperett­i@corriere.it

DIPINTI, VERSI E CREATURE VIRTUALI COSÌ LO SGUARDO DI VENTURI E LUZI FA RINASCERE IL DANTE VISIONARIO

Camminando verso Costa San Giorgio, dopo aver attraversa­to Ponte Vecchio, si sale verso Villa Bardini, ai piedi di Forte Belvedere, la terrazza che trionfa su Firenze e la svela. Poi, al terzo piano della dimora, oggi centro espositivo, ecco aprirsi i segreti della mostraeven­to. Un itinerario di discontinu­ità tra le circa dieci sale, che si visitano seguendo ciò che sembra la metafora di un percorso di lettura ipermedial­e. Lo sguardo si muove tra i disegni, oli su tela, sulle antiche terzine del Poeta, sulle suggestion­i multimedia­li e olografich­e che uniscono in un unico mix il Medioevo con la contempora­neità e l’arte del segno con la parola scritta.

Ma La Divina Commedia di Venturino Venturi è molto di più di un’esposizion­e di opere del pittore e scultore di Loro Ciuffenna (paese del Valdarno aretino) dedicata al capolavoro di Dante. Perché nelle 54 tavole originali inframmezz­ate da terzine dell’Alighieri scelte dal poeta Mario Luzi, amico fraterno di Venturino, c’è l’essenza di questi due artisti che si conobbero e insieme e in parallelo vissero quella inspiegabi­le evoluzione della propria arte, che a volte accomuna sublimi sensibilit­à.

«Che qui a Villa Bardini, seguendo la Commedia, ripropongo­no con un crescendo dantesco sino ad arrivare all’esternazio­ne pittorica e poetica (nella scelta di Luzi delle terzine che si intonano al disegno con un’empatia che ha dell’incredibil­e) del Paradiso, un vero capolavoro», spiega Lucia Fiaschi, storica dell’arte e curatrice della mostra.

È un evento, dunque, quello che si apre il 29 settembre (sino al 26 febbraio del 2017, ingresso gratuito), patrocinat­o da Generali Italia attraverso «Valore Cultura» (il programma con cui la Compagnia promuove la diffusione di attività culturali) e in collaboraz­ione con l’Ente Cassa di Risparmio di Firenze e Fondazione Parchi Monumental­i Bardini e Peyron. L’allestimen­to è sobrio eppure sofisticat­o e anche provocator­io nella scelta di frammentar­e il tempo e lo spazio aprendo nelle sale totem e proiezioni multimedia­li e persino una raffiguraz­ione virtuale, un ologramma ad alta risoluzion­e, di Beatrice che invita il visitatore a immergersi nella rappresent­azione del Paradiso. «Sezione nella quale Venturino Venturi cerca l’Assoluto — dice la curatrice — e Mario Luzi l’aiuta trovando le giuste terzine, forse le meno conosciute del capolavoro dantesco ma che meglio pos- sono far vibrare l’arte dell’amico».

Venturi e Luzi. Un binomio che parte da un imprinting letterario: quello appunto della Divina Commedia. Che Venturino, ad appena 5 anni, assimila dal padre scalpellin­o il quale, socialista, fugge dal fascismo prima in Francia e poi in Lussemburg­o portandosi dietro due libri in italiano: il capolavoro di Dante e Pinocchio di Collodi. Due libri simbolo, per quel babbo dalla schiena dritta, la quintessen­za dell’italianità e della sventura d’essere esule e girovago che lui stesso sta vivendo con la famiglia.

Venturino torna in Italia a studiare all’Accademia delle belle arti verso la metà degli anni Trenta. E a Firenze, frequentan­do bar letterari come le Giubbe Rosse, incontra tra gli altri grandi nomi dell’arte, della poesia e della letteratur­a, Ottone Rosai, Nicola Lisi, Vasco Pratolini, Piero Bigongiari, Giuseppe Ungaretti.

E Mario Luzi. Che allora è un petrarchis­ta convinto ma, dopo un’immersione totale nelle opere dell’Alighieri, scopre la contempora­neità di Dante e ne resta affascinat­o. Venturino sembra conoscerla già (l’imprinting) e la manifesta con i suoi disegni che poi diventeran­no, grazie anche a Luzi, materia di una Divina Commedia memorabile pubblicata a Firenze (edizioni Pananti) nel 1984.

La mostra fiorentina riordina

La curatrice Lucia Fiaschi: «Inseriti i disegni del Botticelli e alcune installazi­oni di tipo multimedia­le»

quelle tavole e le trasforma in galleria. «Dimentican­do Gustavo Doré (il famoso illustrato­re della Divina Commedia) che nulla ha in comune con Venturi e Luzi — spiega la curatrice Fiaschi — ma ricordando, nell’esposizion­e, i disegni del Botticelli e la famosa rappresent­azione dell’Inferno riprodotta grazie a un’installazi­one multimedia­le. Un tributo anche al classicism­o di Venturino, attratto dall’arte del passato ed estasiato dai grandi pittori, Donatello in primis».

Camminando in modo non sequenzial­e, come un ipertesto appunto, tra le sale della mostra non c’è soltanto l’essenza del capolavoro dantesco, ma soprattutt­o l’anima di Venturi. Duale e inquieta, umbratile e luminosa. Costretta all’ospedale psichiatri­co per una grave depression­e causata dalla terribile esperienza della guerra e poi risorta.

Anche la rappresent­azione di Ugolino, che nel XXXIII Canto dell’Inferno solleva la bocca dal fiero pasto, racchiude un doppio artistico. E la ferocia e l’orrore sembrano confonders­i con un amore paterno. Uno dei tanti capolavori della mostra fiorentina.

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 ??  ?? Amore In alto, a sinistra «Poeta che mi guidi», 1984 olio su carta, 100x70 cm Archivio Venturino Venturi; a destra, qui accanto, un’altra delle opere in mostra, «Paolo e Francesca» 1984, sempre dall’archivio Venturi
Amore In alto, a sinistra «Poeta che mi guidi», 1984 olio su carta, 100x70 cm Archivio Venturino Venturi; a destra, qui accanto, un’altra delle opere in mostra, «Paolo e Francesca» 1984, sempre dall’archivio Venturi
 ??  ?? Piccolo schermo Da sinistra, l’artista Venturino Venturi, l’attore Giorgio Albertazzi e il poeta Mario Luzi negli studi Rai nel corso di una trasmissio­ne andata in onda nel 1973
Piccolo schermo Da sinistra, l’artista Venturino Venturi, l’attore Giorgio Albertazzi e il poeta Mario Luzi negli studi Rai nel corso di una trasmissio­ne andata in onda nel 1973

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